La Parola quotidiana di Dio: L'ingresso nella vita | Estratto 566

03 Dicembre 2021

Oggigiorno, la maggioranza delle persone ha una comprensione molto superficiale di sé. Non sono affatto giunte a conoscere chiaramente le cose che fanno parte della loro natura. Possiedono solo una conoscenza di alcuni dei loro stati corrotti, le cose che probabilmente faranno o alcune delle loro mancanze, e ciò fa credere loro di conoscersi. Inoltre, se rispettano delle regole, si assicurano di non commettere errori in certe aree e riescono a evitare di compiere determinate trasgressioni, allora ritengono di possedere la realtà nella loro fede in Dio e danno per scontato che saranno salvate. Questa è in assoluto una fantasia umana. Se rispetti tutte queste cose, sarai davvero capace di astenerti dal commettere ogni trasgressione? Avrai davvero ottenuto un cambiamento nell’indole? Vivrai veramente la parvenza di un essere umano? Potrai sinceramente soddisfare Dio in quel modo? Assolutamente no, questo è certo. La fede in Dio opera solo quando si hanno degli standard elevati e si è conseguita la verità e una certa trasformazione nella propria indole della vita. Dunque, se la conoscenza che le persone hanno di sé è troppo superficiale, troveranno impossibile risolvere i problemi, e la loro indole della vita semplicemente non cambierà. È necessario conoscere se stessi a un livello profondo, il che significa conoscere la propria natura: quali elementi sono inclusi in tale natura, come queste cose hanno avuto origine e da dove sono venute. Inoltre, sei davvero in grado di odiare queste cose? Hai compreso la tua anima turpe e la tua natura malvagia? Se sei davvero capace di comprendere la verità su di te, allora inizierai a detestarti. Quando detesterai te stesso e poi metterai in pratica la parola di Dio, saprai rinunciare alla carne e avrai la forza di praticare la verità senza difficoltà. Perché molte persone seguono le loro preferenze carnali? Perché si considerano piuttosto brave, sentendo che le loro azioni sono giuste e giustificate, di non avere colpe, e addirittura di essere totalmente nel giusto; sono, pertanto, capaci di agire partendo dal presupposto che la giustizia sia dalla loro parte. Quando si riconosce la propria vera natura, quanto turpe, ignobile e deplorevole essa sia, allora non si è oltremodo orgogliosi di sé, non si è così follemente arroganti né così compiaciuti di sé come prima. Una persona simile pensa: “Devo essere coscienzioso e concreto, e mettere in pratica la parola di Dio. Diversamente, non sarò all’altezza dello standard di essere umano e mi vergognerò di vivere alla presenza di Dio”. A quel punto, ci si vede davvero come indegni e insignificanti. A quel punto, diventa facile praticare la verità, e sembrerà di avere una qualche parvenza che un essere umano dovrebbe avere. Solo quando le persone si detestano davvero riescono a rinunciare alla carne. Se non si detestano, non ne saranno capaci. Odiare davvero se stessi implica alcuni aspetti: primo, conoscere la propria natura; secondo, considerarsi bisognosi e miseri, estremamente piccoli e insignificanti, e vedere la propria anima deplorevole e sordida. Quando si comprende appieno la propria vera natura e si ottiene questo risultato, allora si raggiunge un’autentica conoscenza di sé e si può affermare di essere giunti a conoscersi pienamente. Solo allora si può davvero odiare se stessi, spingersi al punto di maledirsi, di sentire davvero che si è stati profondamente corrotti da Satana in modo tale da non assomigliare nemmeno a un essere umano. Poi, un giorno, quando la minaccia della morte si concretizza, una persona simile penserà: “Questa è la giusta punizione di Dio. Dio è davvero giusto; io dovrei realmente morire!” A quel punto, non si lamenterà, tanto meno biasimerà Dio, sentendo semplicemente di essere così povera e miserabile, sordida e corrotta da dover essere eliminata da Dio, e che un’anima come la sua non è adatta a vivere sulla terra. A quel punto, tale persona non resisterà a Dio, tanto meno Lo tradirà. Se una persona non si conosce e si considera ancora molto buona, quando la morte busserà alla porta, penserà: “Mi sono comportata bene nella mia fede. Con quanto impegno ho cercato! Ho dato così tanto, ho sofferto così tanto, eppure ora Dio mi sta chiedendo di morire. Non so dove sia la Sua giustizia. Perché mi sta chiedendo di morire? Se anche una persona come me deve morire, chi si salverà? La razza umana non si estinguerà?” Prima di tutto, questa persona ha delle nozioni su Dio. In secondo luogo, questa persona si sta lamentando e non sta mostrando alcuna sottomissione. Proprio come Paolo: quando stava per morire, non conosceva se stesso, e quando la punizione di Dio era orami prossima, era troppo tardi per pentirsi.

La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”

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