Come perseguire la verità (19)

Siete soliti mettere in relazione gli inni che ascoltate con i vostri stati e le vostre esperienze personali? Ascolti e ponderi attentamente alcune parole e determinati argomenti inerenti alle tue esperienze e alla tua comprensione o che sei in grado di afferrare? (Dio, a volte, quando sto affrontando certe cose, metto in relazione gli inni che ascolto con la mia situazione, mentre altre volte mi limito a sbrigarmela.) Per la maggior parte del tempo vi limitate a sbrigarvela, non è vero? Se il 95% del tempo in cui ascoltate gli inni ve la state semplicemente sbrigando, ascoltarli in questo modo ha un significato? Qual è lo scopo dell’ascolto degli inni? Come minimo permette alle persone di calmarsi, di allontanare il cuore da vari pensieri e dubbi complicati e di stare in silenzio davanti a Dio, presentandosi al cospetto delle Sue parole per ascoltare attentamente e ponderare ogni frase e paragrafo. Siete troppo occupati con i vostri compiti e non avete il tempo di ascoltare né l’energia per riflettere, o semplicemente non sapete come pregare leggendo le parole di Dio, riflettere sulla verità e acquietarvi dinanzi a Lui? Vi limitate a compiere il vostro dovere ogni giorno; anche se può essere duro e faticoso, credete che ogni giorno sia pieno e non vi sentite vuoti né spiritualmente disperati. Sentite che la giornata non è stata sprecata; che ha valore. Vivere ogni giorno senza scopo si definisce tirare avanti. Non è così? (Sì.) DiteMi, se le cose continuano così, tra altri tre, cinque, otto o dieci anni, avrete qualcosa di significativo da mostrare? (No.) Se non vi capita alcun episodio particolare né alcuna circostanza peculiare disposti da Dio, se il Supremo non vi impartisce una guida personale e una leadership, non vi fornisce incontri e comunioni e non analizza l’essenza di vari eventi, persone e cose, prendendovi per mano e impartendovi insegnamenti, allora per la maggior parte del tempo state in realtà sprecando ogni giorno, progredite lentamente e non guadagnate praticamente nulla nel vostro accesso alla vita. Così, ogni volta che succede qualcosa, la vostra capacità di discernimento non aumenta, la vostra esperienza e la vostra comprensione della verità non progrediscono e nemmeno riuscite a fare esperienza e a progredire nella vostra fede in Dio e nella vostra sottomissione a Lui. Quando vi trovate ad affrontare qualcosa la volta successiva, non sapete ancora come gestirlo in base alle verità principi. Nel processo di adempimento del vostro dovere e del fare esperienza di varie cose, non sapete ancora ricercare attivamente i principi e praticare secondo le verità principi. Questo è perdere tempo. Quali sono le conseguenze ultime a cui porta tale perdita di tempo? Il tuo tempo e la tua energia vengono sprecati e il prezzo del tuo serio impegno è speso invano. Il cammino che hai percorso in tutti questi anni si definisce come il cammino di Paolo. Se sei stato un leader o un lavoratore per molti anni ma il tuo ingresso nella vita è superficiale, la tua statura è scarsa e non comprendi nessuna delle verità principi, allora non sei adatto al ruolo e non sei in grado di portare a termine un compito in modo indipendente. I leader e i lavoratori non sono idonei al loro ruolo, e i fratelli e le sorelle comuni sono incapaci di vivere la vita della chiesa e di nutrirsi delle parole di Dio in modo indipendente, non sanno come sperimentare l’opera di Dio e non possiedono alcun ingresso nella vita. Se nessuno fornisce loro supervisione o guida, potrebbero smarrirsi; se i leader e i lavoratori non vengono supervisionati o diretti nel loro lavoro potrebbero deviare, instaurare un loro regno indipendente, essere ingannati da anticristi e persino seguirli senza rendersene conto, pur continuando a credere di starsi spendendo per Dio. Non è forse miserevole? (Sì.) La vostra situazione attuale è esattamente questa, tanto mediocre quanto miserevole. Quando affrontate una situazione, siete impotenti e non avete vie da seguire. Quando si tratta di problemi e di aspetti lavorativi concreti, non sapete come agire né cosa fare; tutto è ingarbugliato e non avete idea di come sbrogliarlo. Vi rende piuttosto felici essere così impegnati ogni giorno, fisicamente siete esausti e percepite molta pressione a livello mentale, ma i risultati del vostro lavoro non sono granché. Tutti i principi di ogni verità e i cammini di pratica vi sono stati resi noti in modo chiaro attraverso le disposizioni lavorative della casa di Dio, eppure nel vostro lavoro siete privi di un percorso, non sapete trovare i principi, di fronte alle situazioni andate in confusione, non sapete come agire, e tutto il vostro lavoro è un pasticcio. Non è una condizione miserevole? (Sì.) È davvero una condizione miserevole.

Alcuni dicono: “Credo in Dio da più di dieci anni; sono un credente di lunga data”. Altri: “Credo in Dio da vent’anni”. Altri ancora: “Cosa sono vent’anni di fede? Io credo in Dio da più di trenta”. Credete in Dio da parecchi anni, e alcuni di voi hanno anche prestato servizio come leader o lavoratori per molti anni e hanno accumulato molta esperienza. Ma come sta andando il vostro ingresso nella vita? Quanto siete capaci di afferrare le verità principi? Hai prestato servizio come leader o come lavoratore per molti anni e hai acquisito una certa esperienza nel tuo lavoro, ma quando ti troverai di fronte a compiti, persone e cose di ogni tipo, praticherai forse in base alle verità principi? Difenderai il nome di Dio? Proteggerai gli interessi della Sua casa? Salvaguarderai la Sua opera? Sei in grado di rimanere saldo nella tua testimonianza? Quando anticristi e malfattori arrecheranno intralci e disturbi al lavoro della chiesa, avrai la sicurezza e la forza di combatterli? Sei capace di proteggere i prescelti di Dio e di sostenere il lavoro della Sua casa, evitando che sia sugli interessi della Sua casa che sul Suo nome venga gettato il disonore? Ne sei in grado? A quanto vedo, non ne siete capaci né lo avete fatto. Ogni giorno vi date molto da fare: che cosa avete fatto? Per tutti questi anni avete sacrificato la vostra famiglia e la vostra carriera, avete sopportato sofferenze, pagato un prezzo e investito molti sforzi, ma avete guadagnato poco. Alcuni leader e lavoratori hanno persino affrontato eventi, persone e circostanze simili molte volte, eppure continuano a commettere gli stessi errori, lasciandosi dietro una scia di identiche trasgressioni. Questo non dimostra forse una mancanza di crescita nella vita? Non significa forse che non hanno acquisito la verità? (Sì.) Non dimostra forse che sono ancora sotto il controllo di Satana, schiavi del suo potere oscuro, e che non hanno ottenuto la salvezza? (Sì.) Quando intorno a te nella chiesa emergono e si verificano eventi di ogni tipo e in diversi momenti, non sei in grado di fare alcunché. In particolare, quando vi trovate ad affrontare anticristi e malfattori che causano intralci e disturbi al lavoro della chiesa, non sapete come gestire la situazione. Vi limitate a lasciar correre o, nel migliore dei casi, vi arrabbiate e trattate chi causa il disturbo, ma il problema rimane irrisolto e non avete alcun piano d’azione alternativo. Alcuni addirittura pensano: “Ho investito tutta la mia forza e tutto il mio cuore; Dio non ha forse detto che dobbiamo investirli entrambi? Ho dato tutto me stesso; se continuano a non esserci risultati non è colpa mia. Le persone sono troppo malvagie: anche quando si condivide con loro sulla verità, comunque non ascoltano”. Dici di aver investito tutte le tue forze e tutto il tuo cuore, ma nel lavoro non è stato ottenuto alcun risultato. Non hai sostenuto il lavoro della chiesa né protetto gli interessi della casa di Dio, e hai lasciato che dei malfattori prendessero il controllo della chiesa. Hai permesso a Satana di scatenarsi e di disonorare il nome di Dio mentre restavi in disparte a guardare, incapace di fare e di gestire alcunché pur con l’autorità che possedevi. Non hai saputo rimanere saldo nel testimoniare Dio, eppure pensi di aver compreso la verità e di aver investito tutto il tuo cuore e tutta la tua forza. È questo che significa saper gestire bene le cose? (No.) Quando malfattori e miscredenti di ogni sorta emergono e ricoprono vari ruoli di diavoli e di Satana, andando contro le disposizioni lavorative e facendo qualcosa di completamente diverso, mentendo e ingannando la casa di Dio, e quando disturbano e intralciano l’opera di Dio, facendo cose che disonorano il nome di Dio e infangano la Sua casa, la chiesa, non fai altro che arrabbiarti quando lo vedi accadere ma non sai sollevarti per sostenere la giustizia, smascherare i malfattori, sostenere il lavoro della chiesa, affrontare e gestire questi malfattori e impedire loro di disturbare il lavoro della chiesa e di infangare la casa di Dio, la chiesa. Non avendo fatto queste cose, hai fallito nel rendere testimonianza. Alcuni dicono: “Non ho il coraggio di fare queste cose; temo, se mi occupo di troppe persone, di poterle fare arrabbiare, e se si coalizzano contro di me per punirmi e rimuovermi dall’incarico, cosa farò?” DimMi, costoro sono vili e pavidi, sprovvisti della verità e incapaci di distinguere le persone o di discernere il disturbo provocato da Satana, oppure sono sleali nell’adempimento del loro dovere e tentano solamente di proteggere sé stessi? Qual è il vero problema qui? Ci hai mai riflettuto su? Se sei per natura pavido, fragile, vile e timoroso, eppure, dopo tanti anni di fede in Dio, sulla base della comprensione di alcune verità, sviluppi una fede autentica in Dio, non sarai forse in grado di superare parte della tua debolezza, pavidità e fragilità umana, smettendo di avere paura dei malfattori? (Sì.) Qual è dunque la causa ultima della vostra incapacità di gestire e affrontare i malfattori? È forse che la vostra umanità è intrinsecamente vile, pavida e timorosa? Questa non è né la causa principale né l’essenza del problema. L’essenza del problema è che le persone non sono leali nei confronti di Dio; proteggono sé stesse, la loro incolumità personale, la loro reputazione, il loro prestigio e si garantiscono una via d’uscita. La loro slealtà si manifesta nel modo in cui proteggono sempre sé stesse, ritirandosi come tartarughe nel guscio ogni volta che si trovano ad affrontare qualcosa e aspettando che passi prima di sporgere di nuovo fuori la testa. Qualunque cosa affrontino, camminano sempre con i piedi di piombo, sono colme di ansia, preoccupazione e apprensione e non sono in grado di prendere posizione e difendere il lavoro della chiesa. Qual è il problema qui? Non è forse la mancanza di fede? Non hai vera fede in Dio, non credi che Egli è il sovrano di tutte le cose e che la tua vita e tutto quanto sono nelle Sue mani. Non credi a ciò che Dio dice: “Senza il permesso di Dio, Satana non osa neanche sfiorarti un capello”. Ti affidi ai tuoi occhi e giudichi i fatti, giudichi le cose in base ai tuoi calcoli, proteggendo sempre te stesso. Non credi che il destino di una persona è nelle mani di Dio; temi Satana, le forze del male e le persone malvagie. Questa non è forse una mancanza di una fede genuina in Dio? (Sì.) Perché non c’è una vera fede in Dio? La ragione è forse che le persone possiedono esperienze troppo superficiali e non riescono a discernere queste cose, oppure che comprendono troppo poco la verità? Qual è la ragione? Ha forse a che fare con la loro indole corrotta? È perché le persone sono troppo astute? (Sì.) Per quante cose sperimentino, per quanti fatti vengano messi loro davanti, non credono nel fatto che si tratta dell’opera di Dio né che il destino di una persona è nelle Sue mani. Questo è un aspetto. Un altro problema mortale è che le persone tengono troppo a sé stesse. Non sono disposte a pagare alcun prezzo né a fare alcun sacrificio per Dio, per la Sua opera, per gli interessi della Sua casa, per il Suo nome o per la Sua gloria. Non sono disposte a fare nulla che comporti anche il minimo pericolo. Le persone tengono troppo a sé stesse! A causa della paura della morte, dell’umiliazione, di essere intrappolate da malfattori e di ritrovarsi in qualsiasi tipo di avversità, esse fanno di tutto per preservare la propria carne, sforzandosi di non mettersi in situazioni pericolose. Da un lato, questo comportamento dimostra che sono troppo astute, mentre da un altro rivela quanto proteggono sé stesse e quanto sono egoiste. Non sei disposto a donarti a Dio, e quando dici di essere disposto a sacrificarti per Lui non è nulla più che un desiderio. Quando si tratta di farsi davvero avanti e testimoniare Dio, di lottare contro Satana, di affrontare i pericoli, la morte e varie difficoltà e avversità, non sei più disposto a farlo. Il tuo misero desiderio si sgretola e fai tutto il possibile innanzitutto per proteggere te stesso, poi svolgi superficialmente qualche lavoro che ti spetta e in cui si possa aggiustare il tiro strada facendo. Un individuo ha ancora una mente più agile di quella di una macchina: sa come adattarsi, quando si trova in una certa situazione sa quali azioni sono funzionali ai suoi interessi personali e quali no, ed è rapido nell’applicare tutti i metodi di cui dispone. Di conseguenza, ogni volta che ti trovi ad affrontare certe cose, la tua scarsa fiducia in Dio non è in grado di restare salda. Agisci con astuzia nei confronti di Dio, metti in atto delle tattiche contro di Lui e ricorri a degli espedienti, cosa che rivela la tua mancanza di una genuina fede in Lui. Ritieni Dio indegno di fiducia, incapace di proteggerti o di garantire la tua incolumità e persino in grado di lasciarti morire. Sei convinto che Dio sia inaffidabile e che solo contando su te stesso tu possa andare sul sicuro. Cosa succede alla fine? Qualsiasi siano le circostanze o le questioni che ti trovi ad affrontare, le approcci con questi metodi, tattiche e strategie e non sei capace di rimanere saldo nel testimoniare Dio. Indipendentemente dalle circostanze, non sai essere un leader o un lavoratore all’altezza dei requisiti né manifestare le qualità o le azioni di chi sa gestire le cose e nemmeno mostrare piena lealtà, perdendo così la tua testimonianza. Indipendentemente da tutte le questioni che affronti, non sei in grado di fare affidamento sulla tua fede in Dio per assolvere alla lealtà e alla tua responsabilità. Di conseguenza, il risultato finale è che non guadagni nulla. In ogni circostanza che Dio ha orchestrato per te, così come quando hai combattuto contro Satana, la tua scelta è sempre stata quella di tirarti indietro e sottrarti. Non hai seguito la traiettoria che Dio ha indicato o stabilito che tu dovessi sperimentare. Così, nel mezzo di questa battaglia, perdi la verità, la comprensione e le esperienze che avresti dovuto acquisire. Ogni volta che ti trovi in circostanze orchestrate da Dio, le affronti alla stessa maniera e le concludi allo stesso modo. Alla fine, la dottrina e gli insegnamenti che ne trai sono i medesimi. Non possiedi autentica comprensione, hai solamente assorbito alcune esperienze e lezioni, come per esempio: “Non dovrei rifarlo in futuro. Quando incontrerò situazioni simili dovrei essere cauto al riguardo, ricordarmi di questo, stare attento con quel tipo di persona, evitare quell’altro e stare in guardia verso quell’altro ancora”. Tutto qui. Che cosa hai guadagnato? Si tratta di saggezza e comprensione o di esperienza e lezioni? Se ciò che guadagni non ha nulla a che vedere con la verità allora non hai guadagnato nulla, nulla di ciò che avresti davvero dovuto guadagnare. Perciò, nelle circostanze che Dio ha orchestrato, Lo hai deluso; non hai ottenuto ciò che Egli voleva per te, quindi Lo hai senza dubbio deluso. In questa prova o circostanza orchestrata da Dio, non hai acquisito la verità che Egli voleva che ottenessi. Il tuo cuore che teme Dio non è cresciuto, le verità che dovresti capire ti rimangono poco chiare, non hai ancora acquisito comprensione nelle aree in cui hai bisogno di comprendere te stesso, non hai appreso le lezioni che avresti dovuto assorbire e ti sono sfuggite le verità principi che dovresti seguire. Allo stesso tempo, neanche la tua fede in Dio è cresciuta: è rimasta al punto di partenza. Stai marciando fermo sul posto. Allora, che cosa è aumentato? Magari adesso comprendi alcune dottrine che prima non conoscevi, oppure hai visto il lato brutto di un certo tipo di persona che prima non comprendevi. Ma continui a non discernere, comprendere, riconoscere né sperimentare il minimo dettaglio relativo alla verità. Mentre continui a lavorare o a compiere il tuo dovere, ancora non capisci né conosci i principi che dovresti seguire. Dio trova questo alquanto deludente. Come minimo, in questa particolare circostanza non sono cresciute né la tua lealtà a Dio né la fede che avrebbe dovuto aumentare intrinsecamente in te. Non hai raggiunto nessuno dei due obiettivi, il che è semplicemente miserevole! Qualcuno potrebbe dire: “Tu dichiari che non ho guadagnato nulla, ma non è così. Come minimo, ho acquisito conoscenza di me stesso e comprensione delle persone, degli eventi e delle cose che mi circondano. Ho una comprensione più chiara della condizione umana e di me stesso”. La comprensione di queste cose vale forse come autentico progresso? Anche se non credi in Dio, quando arriverai all’età di quaranta o cinquant’anni queste cose ti saranno comunque più o meno chiare. Le persone in possesso di una levatura scarsa o media possono raggiungere questo obiettivo; possono acquisire comprensione di sé stesse, dei vantaggi e degli svantaggi, dei punti di forza e delle debolezze della loro umanità, nonché di ciò che sono o non sono brave a fare. Quando arrivano all’età di quaranta o cinquant’anni, dovrebbero possedere più o meno una comprensione dell’umanità dei vari tipi di persone con cui interagiscono di frequente. Dovrebbero sapere con quali tipi di persone è opportuno interagire e con quali no, quali dovrebbero frequentare e quali no, quali tenere a distanza e a quali avvicinarsi: sono più o meno in grado di capire tutte queste cose. Se qualcuno è confuso, possiede una levatura troppo scarsa, è un idiota o ha problemi mentali, allora non possiede questa comprensione. Se credi in Dio da molti anni, hai udito così tanta verità e hai sperimentato numerose circostanze differenti, e il tuo unico guadagno è nel campo dell’umanità delle persone, nel discernerle o nel comprendere alcune semplici questioni, questo può considerarsi un autentico guadagno? (No.) Allora che cosa può considerarsi un autentico guadagno? Ciò è correlato alla tua statura. Se guadagni qualcosa, allora progredisci e cresci in statura; se non guadagni nulla, la tua statura non cresce. Quindi, a cosa si riferisce questo guadagno? Quanto meno, è correlato alla verità; più specificamente, alle verità principi. Quando comprendi e sai seguire e mettere in pratica le verità principi che andrebbero seguite nel gestire varie questioni e persone, ed esse diventano i tuoi principi e i tuoi criteri di comportamento, allora il tuo è un guadagno autentico. Quando queste verità principi diventano i tuoi principi e i tuoi criteri di comportamento, entrano a far parte della tua vita. Quando questo aspetto della verità si scolpisce dentro di te, diventa la tua vita, ed è allora che la tua vita cresce. Se non hai ancora afferrato le verità principi relative a questo tipo di questioni e ancora non sai come gestire tali questioni quando ti trovi ad affrontarle, allora non hai acquisito la verità al riguardo. È chiaro che questo aspetto della verità non è la tua vita e che essa non è cresciuta. Essere un abile oratore non serve a nulla: è comunque tutta dottrina. Sai quantificare questo aspetto? (Sì.) Hai fatto dei progressi in questo periodo? (No, nessuno.) Ti sei limitato a usare la tua volontà e il tuo intelletto umani per riepilogare alcune esperienze, come a dire: “Questa volta ho imparato quali tipi di cose non dirò né farò più, quali farò di più o di meno e quali sicuramente non farò”. Questo è forse un segno che sei cresciuto nella vita? (No.) È un segno della tua grave mancanza di comprensione spirituale. Tutto ciò che sai fare è riepilogare regole, parole e slogan, i quali non hanno nulla a che vedere con la verità. Non è forse questo che state facendo? (Sì.) Ogni volta che fai un’esperienza, dopo ogni evento importante, ti rimproveri dicendo: “Accidenti, in futuro dovrei fare così e colà”. Ma la volta successiva, quando si presenta una situazione simile, fallisci di nuovo e, in preda alla frustrazione, dici: “Perché sono fatto così?” Ti arrabbi con te stesso, pensando che hai disatteso le tue stesse aspettative. Ciò è utile? Non è che tu abbia deluso le tue aspettative, o che sia sciocco, o che le circostanze orchestrate da Dio siano sbagliate, e tantomeno che Dio tratti le persone in modo ingiusto. Dipende dal fatto che non stai perseguendo né ricercando la verità, non stai agendo in base alle parole di Dio e non le stai ascoltando. Coinvolgi sempre la volontà umana; decidi tutto di testa tua e non permetti alle parole di Dio di assumere il controllo. Preferisci ascoltare altre persone piuttosto che le parole di Dio. Non è così? (Sì.) Pensi forse che accumulando alcune esperienze e lezioni da un singolo evento o in una particolare circostanza tu abbia fatto dei progressi? Se hai davvero fatto dei progressi, quando Dio ti testerà la prossima volta, sarai in grado di difendere il Suo nome, di proteggere gli interessi e il lavoro della Sua casa, di garantire che tutto il lavoro si svolga senza intralci e che non subisca alcun disturbo o ostacolo. Farai in modo che il nome di Dio non venga infangato né disonorato, che la crescita della vita dei tuoi fratelli e sorelle non subisca perdite e che le offerte di Dio siano protette. Questo significa che hai fatto dei progressi, sei idoneo a essere impiegato e possiedi ingresso nella vita. In questo momento, non siete ancora arrivati a questo punto; anche se i vostri cervelli sono piccoli, sono pieni di molte cose e voi non siete persone semplici. Potrai anche avere la sincerità di spenderti per Dio e il desiderio di lasciarti dietro e abbandonare tutto per Lui, ma quando affronti le cose non sai rinunciare ai tuoi vari progetti, intenti e brame. Più la casa e l’opera di Dio affrontano difficoltà di vario genere, più ti tiri indietro e ti rendi invisibile e meno è probabile che tu prenda posizione e ti faccia carico del lavoro per salvaguardare gli interessi della casa e dell’opera di Dio. Allora, che ne è della tua sincerità di spenderti per Dio? Perché quel minimo di sincerità è così fragile e vulnerabile? Che ne è della tua minima disponibilità a offrire tutto e ad abbandonare tutto per Dio? Perché non è in grado di restare salda? Cosa la rende così vulnerabile? Questo che cosa conferma? Conferma che sei privo di vera statura, che la tua statura è pietosamente scarsa e che un piccolo demone può facilmente confonderti: basterebbe una minima interferenza e cambieresti rotta per seguirlo. Se anche possiedi una qualche statura, essa è limitata alla tua esperienza in alcune questioni superficiali non correlate ai tuoi interessi personali, e tuttora sei a malapena capace di proteggere gli interessi della casa di Dio e di fare alcune piccole cose che ritieni di poter realizzare e che rientrano nelle tue capacità. Quando si tratta di rimanere saldo nella tua testimonianza, quando la chiesa si trova ad affrontare un grave giro di vite e i disturbi di malfattori e anticristi, dove sei? Cosa stai facendo? Cosa stai pensando? Questo illustra chiaramente il problema, non è vero? Se, mentre compie il suo dovere, un anticristo inganna coloro che sono al di sopra e al di sotto di lui e agisce in modo sconsiderato, intralciando e disturbando il lavoro della chiesa, sperperando le offerte e inducendo con l’inganno i fratelli e le sorelle a seguirlo, e tu non solo non sei in grado di discernerlo, di porre un freno ai suoi sforzi o di segnalarlo, ma addirittura lo assecondi e lo aiuti a ottenere i risultati che desidera nel fare tutte queste cose, allora dimMi, che effetti produce la tua misera determinazione a spenderti veramente per Dio? Non è forse questa la tua vera statura? Quando anticristi, malfattori e miscredenti di ogni genere intralciano e distruggono il lavoro della casa di Dio, soprattutto quando infangano la chiesa e disonorano il nome di Dio, tu cosa stai facendo? Hai preso posizione per parlare in difesa del lavoro della casa di Dio? Hai preso posizione per porre un freno o un limite agli sforzi compiuti da costoro? Non solo non hai saputo prendere posizione per fermarli, ma hai assecondato degli anticristi nel fare il male, aiutandoli e favorendoli, e fungendo da loro strumento e lacchè. Inoltre, quando qualcuno scrive una lettera per segnalare un problema relativo a degli anticristi, la archivi e scegli di non occupartene. Allora, in questo momento cruciale, la tua determinazione e il tuo desiderio di abbandonare tutto per spenderti sinceramente per Dio hanno forse prodotto un qualche effetto? Se non hanno sortito alcun effetto, allora è evidente che questo cosiddetto desiderio e questa cosiddetta determinazione non sono la tua vera statura, non sono ciò che hai acquisito in tanti anni di fede in Dio. Non possono sostituire la verità; non sono né la verità né l’ingresso nella vita. Non sono i sintomi di una persona che possiede la vita, ma semplicemente una sorta di desiderio, un anelito e una brama che le persone nutrono verso qualcosa di meraviglioso; non hanno nulla a che vedere con la verità. Pertanto, dovete aprire gli occhi e discernere chiaramente la vostra vera statura. Non pensiate che solo perché possedete un po’ di levatura e avete abbandonato molte cose come l’istruzione, la carriera, la famiglia, il matrimonio e le prospettive della carne la vostra statura sia in qualche modo eccellente. Alcuni sono addirittura leader o lavoratori da quando hanno gettato le fondamenta iniziali della loro fede in Dio. Nel corso degli anni, hanno accumulato determinati insegnamenti ed esperienze e sanno predicare alcune parole e dottrine. Per questo motivo ritengono di avere una statura superiore a quella degli altri, di possedere accesso alla vita e di essere pilastri e colonne portanti della casa di Dio e coloro che Dio sta perfezionando. Questo non è esatto. Non abbiate un’idea così alta di voi stessi: siete ancora lontani da questo! Non siete nemmeno in grado di discernere gli anticristi; non possedete una vera statura. Presti servizio come leader o lavoratore da molti anni, eppure non c’è ancora un’area per cui tu possa essere adatto, non sei capace di eseguire molto lavoro reale e puoi essere impiegato solo controvoglia. Non sei una persona di grande talento. Se qualcuno di voi ha lo spirito di lavorare sodo e di sopportare le avversità, al massimo è un animale da lavoro. Non siete idonei. Alcuni diventano leader o lavoratori semplicemente perché hanno entusiasmo, una base a livello di istruzione e una certa levatura. Inoltre, alcune chiese non riescono a trovare il candidato ideale per il ruolo di responsabile, quindi questi individui vengono promossi come eccezioni alla regola e diventano oggetto di formazione. Tra loro, alcuni sono stati gradualmente sostituiti e scacciati durante il processo di smascheramento di vari tipi di persone. Anche se alcuni, che hanno continuato a seguire fino a oggi, tuttora rimangono, non sanno ancora discernere nulla. Hanno potuto rimanere solamente perché non hanno fatto nulla di male. Inoltre, sono in grado di eseguire un po’ di lavoro esclusivamente per via delle disposizioni lavorative emanate dal Supremo nonché della guida diretta, della supervisione, del controllo, dell’esame, del monitoraggio, della potatura e del trattamento, ma questo non significa che siano individui idonei. Il motivo di ciò è che spesso adorate gli altri, li seguite, vi smarrite, fate cose sbagliate e vi lasciate confondere da certe eresie e falsità, perdendo la direzione e non sapendo alla fine in chi credete veramente. Questa è la vostra reale statura. Se dovessi dire che siete del tutto privi di ingresso nella vita, sarebbe ingiusto nei vostri confronti. Posso solo dire che la gamma delle vostre esperienze è troppo limitata. Avete solamente acquisito un minimo di ingresso dopo essere stati potati, trattati e disciplinati seriamente, ma quando si tratta di cose che coinvolgono principi significativi, specialmente quando affrontate anticristi o falsi leader che provocano inganni e disturbi, non avete nulla da mostrare né alcuna testimonianza. In termini di esperienze di vita e di ingresso nella vita, le vostre esperienze sono troppo superficiali e siete sprovvisti di autentica comprensione di Dio. Non avete ancora nulla da mostrare sotto questo aspetto. Quando si tratta del lavoro concreto della chiesa, non sapete condividere sulla verità e risolvere i problemi; anche sotto questo aspetto non avete nulla da mostrare. Sotto questi aspetti, non avete nulla da mostrare. Quindi non siete idonei ai ruoli di leader e di lavoratori. Tuttavia, come credenti comuni, i più tra voi possiedono un minimo di accesso alla vita, anche se è molto limitato e non al livello della verità realtà. La vostra capacità di superare prove è ancora tutta da verificare. Solo quando si presenteranno prove importanti, tentazioni significative o castighi e giudizi seri e diretti da parte di Dio, questi confermeranno se possiedi autentica statura e verità realtà, se sei capace di rimanere saldo nella tua testimonianza e di superare l’esame, e se soddisfi i requisiti di Dio; è allora che la tua vera statura verrà rivelata. Per ora, dire che possiedi statura è ancora prematuro. Quanto al ruolo di leader e di lavoratori, non possedete vera statura. Quando affrontate le questioni cadete in confusione e quando vi trovate ad affrontare il disturbo creato da malfattori o anticristi ne uscite sconfitti. Non sapete portare a termine in modo indipendente nessun compito importante; per eseguire il lavoro avete sempre bisogno di qualcuno che vi sorvegli, vi guidi e collabori con voi. In altre parole, non sapete pilotare voi la nave. Che siate protagonisti o ricopriate ruoli di supporto, non riuscite a farlo da soli né a portare a termine un compito in modo indipendente; siete irrimediabilmente incapaci di portare a termine un incarico senza la supervisione e l’interessamento da parte del Supremo. Se alla fine una revisione del vostro lavoro mostra che lo avete svolto bene in tutti gli aspetti, che avete messo il cuore in ogni sua parte, che avete fatto tutto bene e gestito ogni cosa correttamente e in conformità alle verità principi e che avete lavorato sulla base di una chiara comprensione della verità e ricercando le verità principi in modo da essere in grado di risolvere i problemi e di svolgere bene il vostro lavoro, allora siete idonei. Tuttavia fino a questo punto, a giudicare da tutto ciò che avete sperimentato, non siete idonei. Il problema principale della vostra idoneità è che non sapete portare a termine in modo indipendente i compiti che vi sono stati assegnati; questo è un aspetto. Un altro è che, in assenza di supervisione da parte del Supremo, potreste fuorviare gli altri o indurli ad abbandonare la retta via. Non sapete portare le persone davanti a Dio né condurre i fratelli e le sorelle della chiesa nella verità realtà o sul giusto cammino di fede in Dio, in modo che tutti i prescelti di Dio possano compiere il loro dovere. Non siete in grado di realizzare nulla di tutto ciò. Se trascorre un periodo di tempo senza controlli da parte del Supremo, emergono sempre numerosi difetti e deviazioni nell’ambito del lavoro di cui siete responsabili, nonché problemi di ogni tipo ed entità; e, se il Supremo non le corregge, non le supervisiona o non Se ne occupa personalmente, chissà fino a dove queste deviazioni si spingeranno o quando si arresteranno. Questa è la vostra vera statura. Ecco perché vi dico che non siete affatto idonei. È questo che volete sentire? Sentirvelo dire non genera in voi negatività? (Dio, ci colma il cuore di disagio, ma ciò che Dio sta condividendo è un dato di fatto. Siamo del tutto privi di statura e di verità realtà. Quando emergeranno degli anticristi, non saremo in grado di discernerli.) Devo farvi notare queste cose, altrimenti non farete che sentire di aver subito torti e maltrattamenti. Voi non comprendete la verità; sapete solamente parlare di alcune parole e dottrine. Durante le riunioni, di solito non vi preparate nemmeno più una bozza per parlare di dottrina né percepite più la paura di essere sotto le luci della ribalta, e quindi pensate di possedere statura. Se possiedi statura, allora perché non sei idoneo? Perché non sai condividere sulla verità e affrontare i problemi? Sai solo parlare di parole e dottrine per suscitare l’approvazione da parte dei tuoi fratelli e sorelle. Questo non soddisfa Dio e non ti rende idoneo. La tua capacità di parlare di parole e dottrine non può risolvere alcun problema reale. Basta che Dio disponga una piccola situazione che ti mette a nudo e appare evidente quanto è scarsa la tua statura, il fatto che non capisci affatto la verità e che non sai discernere nulla, nonché il fatto che sei mediocre, miserevole, cieco e ignorante. Non è forse così? (Sì.) Se siete capaci di accettare queste cose, bene; altrimenti, prendetevi il vostro tempo e rifletteteci su. Considerate quello che sto dicendo: è sensato? Si basa sulla realtà? Si applica a voi? Anche se si applica a te, non diventare negativo. La negatività non ti aiuterà a risolvere alcun problema. In quanto credente in Dio, se vuoi compiere il tuo dovere ed essere un leader o un lavoratore, non puoi arrenderti quando affronti battute d’arresto e fallimenti. Devi rialzarti e continuare ad andare avanti. Devi concentrarti nel munirti di determinati aspetti della verità nelle aree in cui sei carente o deficitario e in cui hai seri problemi. Essere negativo o bloccarti non risolverà nulla. Di fronte alle questioni, smetti di tirare in ballo parole e dottrine e diversi tipi di ragionamenti oggettivi: non ti saranno di alcun aiuto. Quando Dio ti metterà alla prova e tu dirai: “All’epoca non ero in ottima salute, ero giovane e l’ambiente intorno a me non era molto sereno”, Dio ti ascolterà? Egli ti domanderà: “Hai sentito la verità quando ti è stata condivisa?” Se risponderai: “Sì, l’ho sentita”, Dio ti chiederà: “Possiedi le disposizioni lavorative che ti sono state trasmesse?” Allora tu dirai: “Sì”, ed Egli continuerà: “Allora perché non le hai seguite? Perché hai fallito così miseramente? Perché non hai saputo rimanere saldo nella tua testimonianza?” Qualsiasi ragione oggettiva tu sottolinei non regge. A Dio non interessano le tue scuse né i tuoi ragionamenti. Egli non considera di quanta dottrina sei in grado di parlare o quanto sei bravo a discolparti. Ciò che Dio vuole è la tua vera statura e che tu cresca nella vita. A prescindere da quando, da quale livello di leadership raggiungerai o da quanto elevato sarà il tuo prestigio, non dimenticare mai chi e che cosa sei davanti a Dio. Non importa di quanta dottrina sei in grado di parlare, quanto sei esperto nel parlarne, cosa hai fatto o quali contributi hai fornito alla casa di Dio: nessuno di questi è un segno che possiedi vera statura oppure la vita. Quando entrerai nella verità realtà, afferrerai le verità principi, resterai saldo nella tua testimonianza di fronte alle questioni, sarai in grado di portare a termine i compiti in modo indipendente e sarai idoneo a essere impiegato, allora possiederai una vera statura. Bene, concludiamo qui questa discussione e passiamo all’argomento principale della nostra comunione.

A che punto siamo arrivati con la nostra comunione durante l’ultima riunione? (Nell’ultima riunione, Dio ha condiviso sull’“abbandonare i fardelli provenienti dalla propria famiglia”. Una parte di questo riguarda l’abbandonare le aspettative che si nutrono nei confronti dei propri figli. Dio ce l’ha spiegato in due fasi: una inerente al comportamento dei genitori quando i figli sono ancora minorenni, l’altra inerente al loro comportamento quando i figli sono adulti. Indipendentemente dall’età dei figli, che siano adulti o meno, in realtà il comportamento e le azioni dei genitori vanno contro la sovranità e le disposizioni di Dio. Essi vogliono sempre controllare il destino dei figli e interferire nella loro vita, ma il cammino scelto e gli obiettivi perseguiti dai figli non sono cose che possono essere decise dai genitori. Il destino delle persone non è qualcosa che i genitori possono controllare. Dio ha inoltre indicato il punto di vista corretto da cui guardare le cose: in qualunque fase della vita di un figlio, è sufficiente che i genitori adempiano alle loro responsabilità; il resto consiste nel sottomettersi alla sovranità, alle disposizioni e alla predestinazione di Dio.) L’ultima volta abbiamo condiviso sul fatto che le persone dovrebbero abbandonare le aspettative nutrite nei confronti dei propri figli. Naturalmente, queste aspettative sono guidate dalla volontà e dalle idee umane e non sono in linea con il fatto che è Dio a stabilire il destino umano. Queste aspettative non fanno parte della responsabilità umana; sono qualcosa che le persone dovrebbero abbandonare. Indipendentemente da quanto elevate siano le aspettative dei genitori nei confronti dei figli e da quanto giuste e appropriate i genitori stessi possano ritenerle, se tali aspettative sono in contrasto con la verità che è Dio il sovrano del destino umano, allora sono qualcosa che le persone dovrebbero abbandonare. Questa può inoltre definirsi come una cosa negativa, che non è né appropriata né positiva. È in contrasto con le responsabilità dei genitori e va al di là dell’ambito di tali responsabilità, e dà luogo ad aspettative e pretese irrealistiche contrastanti con la condizione umana. L’ultima volta abbiamo fatto comunione su alcune azioni e forme di condotta anomale, nonché su alcuni comportamenti estremi manifestati dai genitori nei confronti dei figli non ancora adulti, comportamenti che portano i figli a subire influenze e pressioni negative di ogni tipo e ne compromettono il benessere fisico, mentale e spirituale quando sono piccoli. Queste cose indicano che ciò che i genitori stanno facendo è inappropriato e inadatto. Sono pensieri e azioni che coloro che perseguono la verità dovrebbero abbandonare poiché, dal punto di vista dell’umanità, sono un modo crudele e disumano di distruggere il benessere fisico e mentale di un bambino. Pertanto, ciò che i genitori dovrebbero fare per i figli non ancora adulti è adempiere alle proprie responsabilità e non pianificare, controllare, orchestrare o decidere il loro futuro e il loro destino. L’ultima volta non abbiamo forse menzionato due aspetti importanti dell’adempimento delle responsabilità dei genitori nei confronti dei figli minorenni? (Sì.) Se attui questi due aspetti, hai adempiuto alla tua responsabilità. Se non li attui allora, anche se i tuoi figli diventeranno artisti o persone di talento, la tua responsabilità rimarrà inadempiuta. Non importa quanti sforzi i genitori compiano per i loro figli, che si tratti di invecchiare per il peso delle preoccupazioni o di spossarsi fino ad ammalarsi, e non importa quanto elevato sia il prezzo che pagano, quanto ci mettano tutto il cuore o quanto denaro investano: nessuna di queste cose può essere considerata un adempimento delle loro responsabilità. Quindi, cosa significa quando dico che i genitori devono adempiere alle loro responsabilità nei confronti dei figli piccoli? Quali sono i due aspetti principali? Chi li ricorda? (La volta scorsa, Dio ha condiviso in merito a due responsabilità. Una è prendersi cura della salute fisica dei figli, l’altra è guidarli, istruirli e assisterli in termini di benessere mentale.) È piuttosto semplice. In realtà, prendersi cura della salute fisica di un bambino è facile: basta che i genitori evitino che si faccia troppo male o si procuri lividi e che mangi cibi sbagliati, che non facciano nulla che possa influire negativamente sulla sua crescita e, al massimo delle proprie possibilità, che si assicurino che abbia cibo a sufficienza, che mangi bene e in modo sano, che riposi adeguatamente, che goda sempre di salute o comunque si ammali solo occasionalmente, e farlo immediatamente curare quando ciò accade. La maggior parte dei genitori è in grado di soddisfare questi criteri? (Sì.) Si tratta di qualcosa che le persone possono raggiungere; i compiti che Dio affida alle persone sono facili. Poiché anche gli animali sanno soddisfare questi standard, se gli uomini non ne sono capaci, non sono allora peggiori degli animali? (Sì.) Se persino gli animali riescono a soddisfare questi criteri e invece gli esseri umani no, allora questi ultimi sono davvero miserevoli. Questa è la responsabilità dei genitori nei confronti della salute fisica dei figli. Per quanto riguarda il benessere mentale dei figli, anche questa è una responsabilità che i genitori dovrebbero assolvere nell’allevare i figli in tenera età. Una volta che i figli sono fisicamente sani, i genitori devono promuovere anche il benessere della loro mente e dei loro pensieri, assicurandosi che pensino ai problemi in modi e direzioni positivi, attivi e ottimistici e possano così condurre una vita migliore e non essere estremi, malaccorti o ostili. Che altro? I figli dovrebbero poter crescere normali, sani e felici. Per esempio, quando i bambini iniziano a capire quello che i genitori dicono e sono in grado di avere con loro conversazioni semplici e normali, e quando iniziano a mostrare interesse per le cose nuove, i genitori possono guidarli narrando loro storie della Bibbia o condividere con loro semplici racconti inerenti a come comportarsi. In questo modo, i bambini possono capire cosa significa comportarsi bene e cosa fare per essere dei bravi bambini e delle brave persone. Si tratta per loro di una forma di guida mentale. I genitori non dovrebbero limitarsi a dire loro che da grandi dovrebbero guadagnare molto denaro o diventare funzionari di alto rango, cosa che garantirebbe loro una ricchezza infinita e impedirebbe loro di soffrire o di svolgere un duro lavoro manuale e concederebbe loro il potere e l’autorità di comandare sugli altri. Non dovrebbero inculcare ai figli queste cose negative, bensì condividere con loro cose positive. Oppure dovrebbero raccontare loro storie che siano adatte alla loro età e che contengano un messaggio educativo positivo. Per esempio, insegnare loro a non mentire e a non essere bugiardi, far capire loro che bisogna farsi carico delle conseguenze delle menzogne che si dicono, spiegare il proprio atteggiamento nei confronti delle menzogne e rimarcare che i bambini che mentono sono bambini cattivi e che alla gente non piacciono i bambini così. Come minimo dovrebbero spiegare ai figli che devono essere onesti. Inoltre, i genitori dovrebbero evitare che i figli sviluppino idee estreme o radicali. Come si può evitare che ciò accada? I genitori devono insegnare ai figli a essere tolleranti verso gli altri, a esercitare la pazienza e il perdono, a non essere ostinati né egoisti quando si presentano situazioni e a imparare a gestire le loro interazioni con gli altri con amorevolezza e armonia; se incontrano persone malvagie o cattive che tentano di far loro del male, dovrebbero imparare ad allontanarsene anziché affrontare la situazione con lo scontro e la violenza. I genitori dovrebbero evitare di seminare nella mente dei figli piccoli germogli o pensieri di tendenze violente. Dovrebbero far capire loro chiaramente che la violenza non è apprezzata dai genitori e che i bambini inclini alla violenza non sono dei bravi bambini. Se le persone hanno tendenze violente, potrebbero finire per commettere crimini e dover affrontare i freni posti dalla società e le punizioni previste dalla legge. Le persone con tendenze violente non sono brave persone né sono ben viste. Da un altro punto di vista, i genitori dovrebbero istruire i figli a diventare autonomi. I figli non dovrebbero aspettarsi di avere cibo e vestiti garantiti; dovrebbero imparare a fare le cose da soli ogni volta che ne sono in grado o che sanno come farle, evitando il protrarsi di una mentalità all’insegna della pigrizia. In vari modi, i genitori dovrebbero guidare i figli a comprendere tali questioni positive e corrette. Naturalmente, quando vedono verificarsi o emergere nei figli comportamenti negativi, dovrebbero semplicemente spiegare loro che non è bene, che non è questo che fanno i bravi bambini, che a loro non piace un simile comportamento e che coloro che lo assumono potrebbero in futuro andare incontro a punizioni legali, sanzioni e castighi. In breve, i genitori dovrebbero trasmettere ai figli i principi più semplici e fondamentali secondo cui comportarsi e agire. Come minimo, prima di raggiungere l’età adulta, i figli dovrebbero imparare a praticare il discernimento, a distinguere tra il bene e il male, a sapere quali azioni definiscono una persona come buona oppure come cattiva, quali cose denotano la condotta di una brava persona e quali azioni sono considerate malvagie e denotano una condotta cattiva. Queste sono le cose più elementari che dovrebbero essere insegnate loro. Inoltre, i figli dovrebbero capire che alcuni comportamenti sono disprezzati dagli altri, come per esempio rubare o appropriarsi delle cose altrui senza permesso, usare i loro beni senza consenso, diffondere pettegolezzi e seminare discordia tra le persone. Queste e altre azioni simili sono tutte indicative della condotta di una persona cattiva, sono cose negative e non sono gradite a Dio. Quando i bambini crescono un po’, bisognerebbe insegnare loro a non essere ostinati in nessuna delle cose che fanno, a non perdere interesse rapidamente, a non essere impulsivi né avventati. Dovrebbero considerare le conseguenze di qualsiasi azione intraprendano e, se sanno che tali conseguenze potrebbero rivelarsi sfavorevoli o disastrose, allora dovrebbero porsi dei freni, senza lasciarsi annebbiare il pensiero dai profitti o dai desideri. I genitori dovrebbero inoltre istruire i figli in merito alle parole e alle azioni tipiche delle cattive persone, fornendo loro una comprensione di base delle persone cattive e dei criteri secondo cui valutarle. I figli dovrebbero imparare a non fidarsi troppo facilmente degli sconosciuti o delle loro promesse e a non accettare avventatamente cose da loro. Andrebbe insegnato loro tutto questo, poiché il mondo e la società sono malvagi e pieni di trappole. Non dovrebbero fidarsi con leggerezza di chiunque; bisognerebbe insegnare loro a discernere i malfattori e le persone cattive, a essere accorti e a tenersi alla larga dai malfattori, in modo da evitare di esserne incastrati o ingannati. Per quanto riguarda questi insegnamenti fondamentali, i genitori dovrebbero guidare e indirizzare i figli con una prospettiva positiva durante gli anni della loro formazione. Da un lato, dovrebbero impegnarsi affinché i figli crescano sani e forti durante l’educazione, dall’altro dovrebbero favorire la loro sana crescita mentale. Quali sono i segni di una mente sana? Il fatto che le persone abbiano la giusta prospettiva sulla vita e sappiano intraprendere la retta via. Anche se non credono in Dio, evitano comunque di seguire le tendenze negative durante gli anni della formazione. Se i genitori notano nei figli qualche deviazione, dovrebbero controllare prontamente il loro comportamento e correggerlo, guidandoli in modo giusto. Per esempio, se durante i primi anni di vita i bambini sono esposti a determinate cose che rientrano tra le tendenze malvagie o a certe argomentazioni o a certi pensieri e punti di vista errati, nel caso in cui non abbiano discernimento potrebbero seguirli o emularli. I genitori dovrebbero individuare tempestivamente questi problemi e fornire una correzione immediata e una guida accurata. Anche questa è una loro responsabilità. In breve, l’obiettivo è garantire che i bambini abbiano una direzione fondamentale, positiva e corretta per lo sviluppo dei loro pensieri e in merito a come comportarsi, a come trattare gli altri e a come percepire i vari eventi, persone e cose, in modo che possano svilupparsi in una direzione costruttiva anziché malvagia. Per esempio, i non credenti dicono spesso: “La vita e la morte sono predestinate; la ricchezza e l’onore sono stabiliti dal Cielo”. La quantità di sofferenza e di piacere che una persona dovrà sperimentare nella vita è predeterminata da Dio e non può essere cambiata dagli esseri umani. Da un lato, i genitori dovrebbero spiegare ai figli questi fatti oggettivi e, dall’altro, insegnare loro che la vita non è fatta solo di bisogni fisici e tantomeno di piacere. Ci sono cose più importanti da fare in questa vita che mangiare, bere e divertirsi; si dovrebbe credere in Dio, perseguire la verità e perseguire la salvezza da parte di Dio. Se le persone vivono solo per il piacere, per mangiare, bere e ricercare il godimento della carne, allora sono come cadaveri ambulanti e la loro vita non ha alcun valore. Non creano alcun valore positivo o significativo e non meritano di vivere e nemmeno di essere umane. Anche se un figlio non crede in Dio, che almeno possa essere una brava persona e qualcuno che compie il proprio dovere. Naturalmente, se viene prescelto da Dio e quando cresce è disposto a partecipare alla vita della chiesa e a compiere il proprio dovere, ancora meglio. Se i figli sono fatti così, allora a maggior ragione i genitori dovrebbero adempiere alle proprie responsabilità nei loro confronti finché sono minorenni, sulla base dei principi che Dio ha richiamato gli uomini a seguire. Se non sai se i tuoi figli avranno fede o saranno prescelti da Dio, dovresti quanto meno adempiere durante gli anni della loro formazione alle responsabilità che hai nei loro confronti. Anche se non sai queste cose o non sei in grado di comprenderle, dovresti comunque adempiere a tali responsabilità. Dovresti adempiere al massimo delle tue possibilità agli obblighi e alle responsabilità che ti spettano, condividendo con i tuoi figli le cose e i pensieri positivi che già conosci. Assicurati almeno che la loro crescita spirituale segua una direzione costruttiva e che la loro mente sia pura e sana. Non far loro studiare fin da piccoli ogni tipo di abilità e conoscenza in base alle tue aspettative, alla tua coltivazione o addirittura alla tua oppressione. Cosa ancora più grave, alcuni genitori accompagnano i figli quando partecipano a vari talent show e competizioni accademiche o atletiche, seguendo tendenze sociali di ogni genere e prendendo parte a eventi come conferenze stampa, firme di autografi e sessioni di studio, e assistendo a qualsiasi gara e discorso di accoglienza nelle cerimonie di premiazione, e così via. I genitori, in quanto tali, dovrebbero almeno evitare che i figli seguano le loro orme e facciano queste stesse cose. Se i genitori portano i figli a queste attività, da un lato è evidente che non hanno adempiuto alle loro responsabilità di genitori. Dall’altro, stanno apertamente conducendo i figli su una strada senza ritorno, ostacolando il loro sviluppo mentale costruttivo. Dove tali genitori hanno condotto i figli? Li hanno condotti verso tendenze malvagie. È una cosa che i genitori non dovrebbero fare. Inoltre, per quanto riguarda i percorsi futuri dei figli e le carriere che perseguiranno, i genitori non dovrebbero inculcare loro cose come: “Guarda Tizio, è un pianista che ha iniziato a suonare all’età di quattro o cinque anni. Non si concedeva momenti di svago, non aveva amici né giochi; si esercitava al piano ogni giorno. I genitori lo accompagnavano a lezione di pianoforte, consultavano vari insegnanti e lo iscrivevano a competizioni pianistiche. Guarda quanto è famoso ora, mangia e veste bene, è circondato da un’aura di luce e viene rispettato ovunque vada”. Questo è forse il tipo di istruzione che promuove lo sviluppo sano della mente di un bambino? (No.) Che tipo di istruzione è, allora? È l’istruzione del diavolo. Una simile istruzione è dannosa per qualsiasi giovane mente. Spinge i bambini ad aspirare alla fama, ad anelare a vari onori, aure, posizioni e piaceri. Li porta a bramare e a perseguire queste cose fin da piccoli, provocando in loro ansia, apprensione intensa e preoccupazione, e inducendoli persino a pagare qualsiasi prezzo per ottenerle, come svegliarsi presto e sgobbare fino a tardi per ricontrollare i compiti e studiare diverse abilità, perdendo così l’infanzia, barattando questi anni preziosi con tali cose. Per quanto riguarda ciò che viene promosso dalle tendenze malvagie, i minorenni non hanno la capacità di opporsi né di discernerlo. Quindi, come tutori dei figli minorenni, i genitori dovrebbero adempiere a questa responsabilità aiutandoli a discernere i vari punti di vista che provengono dalle tendenze malvagie del mondo e tutte le cose negative e a opporvisi. Dovrebbero fornire loro una guida e un’istruzione positive. Naturalmente ognuno ha le proprie aspirazioni e alcuni bambini, anche se i genitori scoraggiano determinati perseguimenti, potrebbero comunque desiderarli. Lascia che desiderino ciò che vogliono; i genitori devono adempiere alle proprie responsabilità. Come genitore, hai l’obbligo e la responsabilità di indirizzare il pensiero dei tuoi figli e di guidarli in una direzione positiva e costruttiva. Per quanto riguarda la loro scelta di ascoltarti o di mettere in pratica i tuoi insegnamenti una volta cresciuti, si tratta di una scelta personale sulla quale non hai potere di interferire né alcun controllo. In breve, durante gli anni della formazione dei figli, i genitori hanno la responsabilità e l’obbligo di seminare nelle loro menti pensieri e punti di vista, nonché obiettivi di vita, sani, appropriati e positivi. Questa è la responsabilità dei genitori.

Alcuni genitori dicono: “Non ho la minima idea di come istruire i miei figli. Fin da bambino ho vissuto nella confusione, mi limitavo a fare tutto quello che i miei genitori mi dicevano senza distinguere tra giusto e sbagliato. Tuttora non so come si istruiscano i figli”. Non preoccuparti se non lo sai, non è necessariamente una cosa negativa. La cosa peggiore è quando sai ma non metti in pratica, continuando a istruire i tuoi figli esclusivamente a eccellere e dicendo: “Io ormai non valgo più granché, ma voglio che i miei figli mi superino. Le giovani generazioni godono di riflesso della luce dei loro anziani e dovrebbero superarli. Attualmente sono capo sezione; quindi mio figlio deve diventare sindaco, governatore o addirittura arrivare ai livelli superiori del governo o diventare presidente”. Non c’è bisogno di dire altro a tali persone. Noi non ci relazioniamo con individui di questo tipo. La responsabilità genitoriale di cui parliamo è positiva, dinamica e inerente alla verità. Quanto a chi persegue la verità, se desideri adempiere alla tua responsabilità nei confronti dei tuoi figli ma non sei sicuro di come farlo, comincia a imparare dall’inizio: è facile. Insegnare agli adulti non è facile, ma insegnare ai bambini sì, non è vero? Imparare e insegnare contemporaneamente, insegnando ciò che hai appena imparato. Non è facile? Istruire i tuoi figli è facile, e ancora meglio è assumerti la responsabilità del loro benessere mentale. Anche se non ci riesci alla perfezione, è comunque meglio che non istruirli affatto. I bambini da piccoli sono ingenui; se lasci che acquisiscano le informazioni dalla televisione e da fonti varie, che seguano ciò che vogliono e che pensino e agiscano come pare a loro, senza istruzione né una regola, non hai adempiuto alla tua responsabilità di genitore. Hai mancato al tuo dovere e non hai assolto la tua responsabilità e i tuoi obblighi. Per adempiere alla loro responsabilità nei confronti dei figli, i genitori non possono essere passivi; devono bensì studiare attivamente alcuni insegnamenti e conoscenze in grado di aiutare a nutrire il benessere mentale dei figli, oppure alcuni principi di base relativi alla verità, partendo dall’inizio. Queste sono tutte cose che i genitori dovrebbero fare: si definisce adempiere alle tue responsabilità. Naturalmente, il tuo apprendimento non sarà vano. Durante il tuo processo di apprendimento e di istruzione dei tuoi figli, anche tu guadagnerai qualcosa. Questo perché, insegnando ai tuoi figli a sviluppare il loro benessere mentale in una direzione costruttiva, in quanto adulto entrerai inevitabilmente in contatto con alcune idee positive e le apprenderai. Quando ti approccerai in modo meticoloso e serio a queste idee o a questi principi e criteri positivi di comportamento e di azione, ne trarrai dei guadagni senza rendertene conto; non sarà inutile. Adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi figli non è qualcosa che fai per gli altri; dovresti farlo per via del rapporto, sia emotivo che di sangue, che hai con i tuoi figli. Anche se, dopo che hai fatto ciò, loro agiscono o si comportano in un modo che non soddisfa le tue aspettative, almeno hai guadagnato qualcosa. Sai cosa significa istruire i tuoi figli e adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Hai già compiuto il tuo dovere. Per quanto riguarda i cammini che in seguito i tuoi figli sceglieranno di seguire, il modo in cui decideranno di comportarsi e il destino che li attende nella vita, non sono più una tua preoccupazione. Quando loro raggiungono l’età adulta, puoi solo stare a guardare come la loro vita e il loro destino si evolvono. Non hai più l’obbligo né la responsabilità di partecipare. Se non hai fornito tempestivamente loro una guida, un’istruzione e dei limiti riguardo a certe questioni quando erano minorenni, potresti pentirtene quando, da adulti, diranno o faranno cose inaspettate o manifesteranno pensieri e comportamenti che non avresti immaginato. Per esempio, quando erano piccoli, li hai costantemente istruiti dicendo loro: “Studia sodo, vai all’università, persegui gli studi post-laurea o un dottorato, trova un buon lavoro, trova un buon partito con cui sposarti e mettere su famiglia, e allora avrai una bella vita”. Per via della tua istruzione, delle tue esortazioni e di varie forme di pressione a cui li hai sottoposti, hanno vissuto e perseguito il cammino che hai stabilito per loro e hanno ottenuto ciò che ti aspettavi, proprio come desideravi tu, e ora non sono in grado di tornare sui loro passi. Se, dopo aver compreso certe verità e la volontà di Dio e aver acquisito pensieri e punti di vista corretti grazie alla tua fede, ora tenti di dire loro di non perseguire più quelle cose, è probabile che ti rispondano: “Non sto forse facendo esattamente quello che volevi tu? Non mi hai insegnato queste cose quando ero piccolo? Non esigevi forse questo da me? Perché ora vuoi dissuadermi? Quello che sto facendo è forse sbagliato? Ho ottenuto queste cose e ora posso goderne; dovresti essere felice, soddisfatto e orgoglioso di me, no?” Come ti farebbero sentire queste parole? Dovresti essere felice o piangere? Non proveresti forse rimorso? (Sì.) Non puoi riconquistarli ora. Se non li avessi istruiti in questo modo quando erano piccoli, se avessi dato loro un’infanzia felice e priva di pressioni, senza insegnare loro a essere superiori agli altri, a ricoprire alte cariche o a guadagnare molti soldi, oppure a perseguire fama, profitto e prestigio, se avessi semplicemente permesso loro di essere brave persone, individui comuni, senza pretendere che guadagnassero molto denaro, che si divertissero in maniera smodata o che ti restituissero così tanto, chiedendo semplicemente loro di essere sani e felici, delle persone semplici e felici, forse sarebbero stati aperti ad accogliere alcuni dei pensieri e dei punti di vista che ora nutri dopo aver iniziato a credere in Dio e adesso potrebbero vivere felici, con meno pressioni da parte della vita e della società. Anche se non avessero ottenuto fama e profitto, almeno avrebbero il cuore felice, tranquillo e sereno. Invece, durante gli anni dello sviluppo, a causa delle tue ripetute istigazioni e sollecitazioni, sotto la tua pressione, hanno perseguito senza sosta la conoscenza, il denaro, la fama e il profitto. Alla fine hanno ottenuto fama, profitto e prestigio, hanno vissuto meglio, se la sono goduta di più e hanno guadagnato più soldi, ma la loro vita è estenuante. Ogni volta che li vedi, hanno un’espressione stanca. Solo quando tornano a casa, da te, osano togliersi la maschera e ammettere di essere stanchi e di voler riposare. Ma non appena se ne vanno non sono più gli stessi e tornano a indossare la maschera. Tu guardi la loro espressione stanca e miserevole e ti dispiace per loro, ma non hai il potere di far sì che tornino sui loro passi. Non possono più farlo. Come è successo? Non è dipeso forse da come hai svolto il tuo ruolo di genitore? (Sì.) Nulla di tutto ciò è qualcosa che sapevano o che hanno perseguito naturalmente fin da piccoli; tutto ha una correlazione precisa con il modo in cui hai svolto il tuo ruolo di genitore. Quando vedi il loro volto, quando vedi lo stato in cui volge la loro vita, non provi turbamento? (Sì.) Ma sei impotente; tutto ciò che ti rimane è rimorso e dolore. Potresti pensare che tuo figlio sia totale preda di Satana, che non abbia possibilità di ritorno e che tu non disponga del potere di salvarlo. Questo perché non hai adempiuto alla tua responsabilità di genitore. Sei stato tu a danneggiarlo, a fuorviarlo con la tua istruzione e la tua guida ideologiche sbagliate. Non potrà mai tornare sui suoi passi e alla fine a te resterà solo il rimorso. Resti a guardare impotente mentre tuo figlio soffre, corrotto da questa società malvagia, schiacciato dalle pressioni della vita, e non hai modo di aiutarlo. Tutto ciò che puoi dire è: “Torna a casa più spesso e ti cucinerò qualcosa di delizioso”. Ma quali problemi può risolvere un pasto? Non può risolvere nulla. I pensieri di tuo figlio sono ormai consolidati e hanno preso forma, e lui non è disposto a rinunciare alla fama e al prestigio che ha acquisito. Può solamente andare avanti e non tornare mai indietro. Questo è il risultato deleterio quando i genitori forniscono una guida sbagliata e inculcano idee errate ai figli durante gli anni della loro formazione. Pertanto, durante questi anni, i genitori dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, guidare il benessere mentale dei figli e orientare i loro pensieri e le loro azioni verso una direzione costruttiva. Si tratta di una questione molto importante. Tu potrai anche dire: “Non ne so molto di istruzione dei figli”, ma non sei neppure in grado di adempiere alla tua responsabilità? Se davvero comprendi il mondo e questa società, se davvero capisci cosa sono la fama e il profitto, se davvero sai abbandonare la fama e il profitto mondani, allora dovresti proteggere i tuoi figli e non permettere loro di accettare troppo velocemente queste idee sbagliate della società durante gli anni della loro formazione. Per esempio, quando cominciano a frequentare la scuola media, alcuni bambini iniziano a notare cose come quanti miliardi di dollari di patrimonio ha un certo magnate degli affari, che tipo di auto di lusso possiede la persona più ricca della zona, quale posizione ricopre quell’altra, quanti soldi ha, quante auto possiede e che tipo di cose le piacciono. Nelle loro menti iniziano a chiedersi: “Ora sono alle medie. E se non riuscissi a trovare un buon lavoro dopo l’università? Senza un lavoro, cosa farò se non potrò permettermi una villa e auto di lusso? Come potrò diventare una persona eccezionale senza soldi?” Cominciano a preoccuparsi e a invidiare i membri della società in possesso di prestigio e di una vita sontuosa e lussuosa. Quando i bambini si rendono conto di queste cose, iniziano a recepire vari eventi, fenomeni e informazioni della società e, nelle loro giovani menti, iniziano a sentirsi sotto pressione e in ansia, a preoccuparsi per il loro futuro e a pianificarlo. In una situazione del genere, i genitori non dovrebbero forse assumersi le proprie responsabilità e fornire ai figli conforto e guida, aiutandoli a capire come considerare e gestire adeguatamente tali questioni? Dovrebbero assicurarsi che i figli non si lascino coinvolgere da queste cose fin da piccoli cosicché possano sviluppare il giusto punto di vista nei loro confronti. DimMi, in che modo i genitori dovrebbero affrontare questi argomenti con i figli? Al giorno d’oggi, i bambini non sono forse esposti a vari aspetti della società fin da una tenera età? (Sì.) Non è forse vero che oggi i bambini sanno tantissime cose su cantanti, stelle del cinema e campioni sportivi, ma anche su celebrità di internet, magnati dell’economia, persone ricche e multimilionari, che sanno quanto guadagnano, cosa indossano, cosa piace loro, quante auto di lusso possiedono e così via? (È vero.) Pertanto, in questa società complessa, i genitori dovrebbero adempiere alle proprie responsabilità genitoriali, proteggere i figli e garantirne il benessere mentale. Quando i figli vengono a conoscenza di questi argomenti o sentono e ricevono informazioni malsane, i genitori dovrebbero insegnare loro a sviluppare i giusti pensieri e punti di vista in modo che siano in grado di prendere tempestivamente le distanze da tali questioni. Come minimo, i genitori dovrebbero impartire loro una semplice dottrina: “Sei ancora piccolo e, alla tua età, la tua responsabilità è studiare bene e imparare ciò che devi imparare. Non devi pensare a nient’altro; non devi preoccuparti di quanti soldi guadagnerai o di cosa comprerai, lo farai quando crescerai. Per il momento, concentrati sullo svolgimento dei compiti scolastici, sul fare quanto ti assegnano i tuoi insegnanti e sulla gestione della tua vita. Non devi pensare troppo a tutto il resto. Se aspetterai il momento in cui entrerai nella società e ti troverai ad affrontare queste faccende, non sarà troppo tardi. Le cose che accadono al momento nella società sono di competenza degli adulti. Tu non sei adulto, quindi non sono cose a cui dovresti pensare o prendere parte. In questo momento, concentrati nel fare bene i compiti di scuola e ascolta quello che ti diciamo. Noi siamo adulti e ne sappiamo più di te, quindi dovresti darci ascolto, qualsiasi cosa ti diciamo. Se vieni a conoscenza di queste cose della società e le segui ed emuli, questo non sarà di beneficio per i tuoi studi e per i tuoi compiti scolastici, potrebbe anzi compromettere il tuo apprendimento. Che tipo di persona diventerai in futuro o che tipo di carriera avrai sono cose da considerare più in là. In questo momento, il tuo compito è quello di dedicarti allo studio. Se non eccelli in questo, non avrai successo nella tua istruzione e non sarai un bravo bambino. Non pensare ad altre questioni, non sono importanti per te. Le capirai quando sarai più grande”. Non è forse questa la dottrina più importante che le persone dovrebbero capire? (Sì.) Spiegatela ai bambini: “Il tuo compito in questo momento è studiare, e non mangiare, bere e divertirti. Se non studi, sprecherai il tuo tempo e trascurerai la tua istruzione. Tutte le cose della società correlate al mangiare, al bere, alla ricerca del divertimento e a molte altre questioni riguardano gli adulti. Chi non è ancora adulto non dovrebbe dedicarsi a tali attività”. Queste sono parole facili da accettare per i bambini? (Sì.) Non li stai privando del diritto di conoscere tali questioni o di provare invidia in merito. Allo stesso tempo, stai rimarcando ciò che dovrebbero fare. Questo è un buon modo di istruire i bambini? (Sì.) È un modo semplice di agire? (Sì.) I genitori dovrebbero imparare a farlo e, per quanto è loro possibile, studiare come istruire e accudire i figli minorenni in base alle proprie capacità, condizioni e qualità personali; dovrebbero adempiere alle proprie responsabilità nei loro confronti e fare tutto questo al meglio delle proprie possibilità. Non ci sono standard rigidi o severi in merito, variano da persona a persona. Ognuno dispone di circostanze familiari e di qualità diverse. Pertanto, quando si tratta di adempiere alla responsabilità di istruire i figli, ognuno ha i propri metodi. Dovresti fare qualsiasi cosa sia efficace e produca i risultati desiderati. Dovresti adattarti alla personalità, all’età e al sesso dei tuoi figli: alcuni di loro potrebbero aver bisogno di un po’ più di severità, mentre altri richiedere un approccio più delicato. Alcuni potrebbero trarre beneficio da uno stile più esigente, mentre altri potrebbero prosperare in un ambiente rilassato. I genitori dovrebbero adattare i propri metodi in base alla situazione individuale dei figli. In ogni caso, l’obiettivo finale è quello di garantire il loro benessere mentale e di guidarli in una direzione costruttiva sia nei loro pensieri che nei loro criteri di azione. Non imporre loro nulla che possa essere in contrasto con l’umanità, nulla che vada contro le leggi dello sviluppo naturale o che si spinga al di là di ciò che i tuoi figli possono conseguire nella loro attuale fascia di età o nell’ambito delle loro qualità. Quando i genitori sono capaci di tutto questo, allora hanno già adempiuto alla loro responsabilità. È difficile riuscirci? Non è complesso.

Le aspettative nutrite dai genitori nei confronti dei figli riguardano due aspetti: uno ha a che fare con le aspettative durante gli anni della formazione dei figli, l’altro con le aspettative di quando i figli diventano adulti. La volta scorsa, la nostra comunione ha toccato brevemente le aspettative di quando i figli diventano adulti. Su cosa abbiamo condiviso? (Dio, l’ultima volta abbiamo condiviso in merito a come i genitori sperano che i figli adulti abbiano un ambiente di lavoro tranquillo, matrimoni felici e soddisfacenti e carriere di successo.) Questo è più o meno ciò su cui abbiamo fatto comunione. Dopo che i genitori hanno allevato i loro figli fino all’età adulta, questi diventano degli adulti e affrontano le circostanze che riguardano il lavoro, la carriera, il matrimonio, la famiglia e la vita indipendente, arrivando anche ad avere dei figli a loro volta. Lasciano il padre e la madre e, nella propria indipendenza, affrontano da soli tutti i problemi che possono capitare loro nella vita. Poiché i figli sono ormai grandi, i genitori non hanno più la responsabilità di prendersi cura della loro salute fisica o di essere direttamente coinvolti nella loro vita, nel loro lavoro, nel loro matrimonio, nella loro famiglia e così via. Naturalmente, per via dei legami affettivi e familiari, i genitori possono offrire un’assistenza superficiale, dare occasionalmente dei consigli, fornire dei suggerimenti o assistenza dal ruolo di chi possiede esperienza, o garantire temporaneamente le premure necessarie. In breve, una volta che i figli diventano adulti, i genitori hanno in gran parte adempiuto alle proprie responsabilità nei loro confronti. Pertanto, alcune aspettative che i genitori possono avere nei confronti dei figli adulti, almeno dal Mio punto di vista, non sono necessarie. Perché non sono necessarie? Perché qualsiasi cosa i genitori si aspettano che i figli diventino, che tipo di matrimonio, di famiglia, di lavoro o di carriera si aspettano che essi abbiano, se saranno ricchi o poveri, o qualunque altra aspettativa i genitori nutrano, queste non sono altro che aspettative e, in quanto adulti, la vita dei figli è in definitiva nelle loro stesse mani. Naturalmente, in linea di massima, il destino dell’intera vita di un figlio o di una figlia, così come il fatto che saranno ricchi oppure poveri, è interamente decretato da Dio. I genitori non hanno alcuna responsabilità né alcun obbligo di supervisionare queste questioni, né il diritto di intervenire. Pertanto, le aspettative da loro nutrite sono semplicemente una sorta di auspicio di bene basato sul loro affetto. Nessun genitore vuole che il proprio figlio sia povero, che non si sposi, che divorzi, oppure che abbia una famiglia disfunzionale o che affronti avversità in ambito lavorativo. Nessun genitore si aspetta queste cose per il proprio figlio; è fuori dubbio che ogni genitore si aspetta il meglio per i propri figli. Tuttavia, se le aspettative dei genitori sono in contrasto con la realtà della vita dei loro figli o se questa realtà va contro le loro aspettative, come dovrebbero approcciarlo? È su questo che dobbiamo fare comunione. I genitori, in quanto tali, quando si tratta dell’atteggiamento da mantenere nei confronti dei figli adulti, oltre a benedirli in silenzio e a nutrire buone aspettative nei loro confronti, qualunque tipo di vita i figli conducano e qualsiasi tipo di destino o di vita abbiano, possono solo lasciare che le cose accadano. Nessun genitore può cambiare alcunché di tutto ciò, né controllarlo. Tu hai messo al mondo e allevato i tuoi figli ma, come abbiamo già discusso, i genitori non sono i padroni del destino dei figli. I genitori ne concepiscono il corpo fisico e li allevano fino all’età adulta, ma il tipo di destino che i figli avranno non è qualcosa che viene assegnato o scelto dai genitori, e di certo non sono i genitori a deciderlo. Tu desideri che ai tuoi figli vada tutto bene, ma questo garantisce forse che ciò accadrà? Vuoi che non debbano affrontare inconvenienti, disgrazie o alcun tipo di evento sfortunato, ma questo significa che saranno in grado di evitarli? A prescindere da ciò che i tuoi figli affrontano, nessuna di queste cose è soggetta alla volontà umana né è determinata dalle tue esigenze o aspettative. Quindi, cosa ti dice questo? Dal momento che i figli sono diventati adulti, sanno prendersi cura di sé stessi, sanno avere pensieri, punti di vista sulle cose, principi di comportamento e prospettive di vita indipendenti e non sono più influenzati, controllati, limitati o gestiti dai genitori, allora sono veramente adulti. Cosa significa che sono diventati adulti? Significa che i genitori devono lasciarli andare. Nel linguaggio scritto, questo si chiama “lasciare andare”, ossia mettere i figli in condizione di esplorare in modo indipendente e di intraprendere la loro strada nella vita. Che espressione usiamo nel linguaggio parlato? “Farsi da parte”. In altre parole, i genitori dovrebbero smettere di dare ordini ai figli ormai adulti, dicendo cose come: “Dovresti cercare questo impiego, dovresti lavorare in questo settore. Non fare questa cosa, è troppo rischiosa!” È opportuno che i genitori diano ordini ai figli adulti? (No.) Vogliono sempre tenere la vita, il lavoro, il matrimonio e la famiglia dei figli ormai adulti sotto il proprio controllo e all’interno della propria linea di visione, e sviluppano ansia, preoccupazione, timore e apprensione se non sanno qualcosa o non possono controllarlo, e dicono: “E se mio figlio non considerasse attentamente quella questione? Potrebbe incorrere in problemi legali? Non ho i soldi per una causa! Se venisse citato in giudizio e non avessimo i soldi, potrebbe finire in prigione? Se andasse in prigione, potrebbe essere accusato ingiustamente da persone malvagie e scontare otto o dieci anni? Sua moglie lo lascerà? Chi si prenderà cura dei bambini?” Più ci pensano, più si preoccupano. “A mia figlia le cose sul lavoro non stanno andando bene: gli altri la maltrattano di continuo e anche il suo capo non si comporta bene con lei. Cosa possiamo fare? Dovremmo trovarle un altro lavoro? Dovremmo parlare con qualche nostro contatto, chiedere qualche favore, spendere un po’ di soldi e farle ottenere un impiego in un dipartimento governativo dove possa avere ogni giorno un carico leggero come dipendente statale? Non avrebbe uno stipendio alto, ma almeno non verrebbe maltrattata. Quando era piccola non avevamo cuore di picchiarla e la coccolavamo come una principessa; ora gli altri la maltrattano. Cosa dovremmo fare?” Si preoccupano al punto di non riuscire a mangiare o a dormire, e si riempie loro la bocca di afte per via dell’ansia. Ogni volta che i figli affrontano qualcosa, loro sviluppano ansia e prendono a cuore la situazione. Vogliono essere coinvolti in tutto, prendere parte a ogni situazione. Quando i figli si ammalano o affrontano qualche difficoltà, provano angoscia e infelicità, e dicono: “Voglio solo che tu stia bene. Perché non stai bene? Voglio che tutto ti vada bene, voglio che tutto vada semplicemente come tu desideri, come hai pianificato. Voglio che tu ottenga successo, non che abbia una cattiva sorte, che venga raggirato o che ti incastrino e coinvolgano in beghe legali!” Per comprare una casa, alcuni figli accendono un mutuo che può durare trenta o addirittura cinquant’anni. La madre inizia a preoccuparsi: “Quanto ci vorrà a saldare tutte queste rate? Non è come vivere schiavi del mutuo? La nostra generazione non ha avuto bisogno di mutui per comprare una casa. Vivevamo in appartamenti messi a disposizione dall’azienda e pagavamo un affitto mensile irrisorio. La nostra situazione di vita era così rilassata. Al giorno d’oggi per questi giovani è davvero dura, non è per niente facile per loro. Devono accendere un mutuo e, anche se vivono bene, lavorano ogni giorno così tanto: sono esausti! Spesso rimangono alzati fino a tardi per fare gli straordinari, mangiano e dormono a orari irregolari e consumano sempre cibo da asporto. Il loro stomaco ne risente e così la loro salute. Devo cucinare per loro e pulirgli casa. Devo riordinargliela perché loro non ne hanno il tempo: la loro vita è un disastro. Sono un’anziana signora dalle ossa vecchie e non posso fare molto, quindi mi limiterò a fare loro da domestica. Costerebbe loro dei soldi assumere una domestica vera e propria, la quale potrebbe anche non rivelarsi una persona affidabile. Quindi, farò io loro da domestica gratuitamente”. Così diventa una serva, pulisce ogni giorno la casa dei suoi figli, rassetta, cucina quando è ora di mangiare, compra verdure e cereali e si assume infinite responsabilità. Da madre si trasforma in un’anziana serva, in una domestica. Quando i figli tornano a casa e non sono di buon umore, deve decifrare le loro espressioni e stare attenta a quello che dice, fino a quando non torna loro il buonumore; solo allora potrà essere felice. È felice quando i suoi figli sono felici e si preoccupa quando sono preoccupati. Ha valore vivere in questo modo? Non è diverso dal perdere sé stessi.

È possibile che i genitori si facciano carico del destino dei propri figli? Per perseguire la fama, il profitto e i piaceri del mondo, i figli sono disposti a sopportare qualsiasi avversità si presenti di fronte a loro. Inoltre, in quanto adulti, non è forse appropriato che affrontino da sé qualsiasi avversità sia necessaria per la propria sopravvivenza? Dovrebbero essere pronti a soffrire altrettanto quanto godranno, è una cosa naturale. I genitori hanno adempiuto alle proprie responsabilità quindi, a prescindere da ciò che i figli vogliono godersi, non dovrebbero farsene carico per loro conto. Per quanto i genitori vogliano che i figli abbiano una bella vita, se i figli vogliono godere di cose belle allora devono essere loro stessi a farsi carico di tutte le pressioni e le sofferenze, non i genitori. Quindi, se i genitori vogliono sempre fare tutto per i figli e farsi carico delle loro avversità, diventando volontariamente loro schiavi, non è forse eccessivo? Non è necessario, perché va oltre quello che ci si aspetterebbe da un genitore. Un’altra ragione importante è che, a prescindere da quanto tu possa fare per i tuoi figli, non puoi cambiare il loro destino né alleviare le loro sofferenze. Ogni individuo che tenta di cavarsela nella società, sia che persegua la fama e il profitto sia che intraprenda la retta via nella vita, da adulto deve assumersi la responsabilità dei propri desideri e dei propri ideali, e dovrebbe pagarne il prezzo da sé. Nessuno dovrebbe farsi carico di alcunché per lui; nemmeno i genitori, le persone che lo hanno messo al mondo e allevato, le persone più vicine a lui, sono obbligati a pagare per le sue scelte o a condividere le sue sofferenze. I genitori non sono diversi da questo punto di vista, perché non hanno il potere di cambiare alcunché. Pertanto, qualsiasi cosa tu faccia per i tuoi figli è vana. Poiché è vana, dovresti rinunciare a questo tipo di linea d’azione. Anche se magari i genitori sono anziani e hanno ormai adempiuto alle loro responsabilità e ai loro obblighi nei confronti dei figli, anche se qualsiasi cosa facciano è insignificante agli occhi dei figli, dovrebbero comunque avere la propria dignità, i propri perseguimenti e la propria missione da portare a termine. In quanto individuo che crede in Dio e persegue la verità e la salvezza, dovresti investire l’energia e il tempo che ti restano nella vita nel compimento del tuo dovere e in tutto ciò che Dio ti ha affidato; non dovresti dedicare il tempo ai tuoi figli. La tua vita non appartiene a loro e non dovresti consumarla per la loro vita o per la loro sopravvivenza, né per soddisfare le tue aspettative nei loro confronti. Dovresti invece dedicarla al dovere e al compito affidatoti da Dio, nonché alla missione che dovresti compiere in quanto essere creato. È qui che risiedono il valore e il significato della tua vita. Se sei disposto a perdere la tua dignità e a diventare schiavo dei tuoi figli, a preoccuparti per loro e a fare qualsiasi cosa per loro al fine di soddisfare le aspettative che nutri nei loro confronti, ebbene, tutto questo è privo di significato e di valore e non sarà commemorato. Se persisti nel farlo e non abbandoni queste idee e queste azioni, può solo significare che non sei una persona che persegue la verità, che non sei un essere creato all’altezza dei requisiti e che sei alquanto ribelle. Non hai a cuore né la vita né il tempo che Dio ti ha donato. Se investi la tua vita e il tuo tempo solo nella tua carne e nei tuoi affetti e non nel dovere che Dio ti ha affidato, allora la tua vita è inutile e priva di valore. Non meriti di vivere, e neppure di godere della vita che Dio ti ha donato e di tutto ciò che Egli ti ha dato. Dio ti ha dato dei figli solo perché tu possa godere del processo di crescerli, trarne esperienza di vita e conoscenza in quanto genitore, sperimentare qualcosa di speciale e straordinario nella vita umana, e poi permettere ai tuoi figli di riprodursi a loro volta... Naturalmente, si tratta anche di adempiere alla responsabilità che spetta a un essere creato in quanto genitore. È la responsabilità che Dio ha decretato che tu assolvessi nei confronti della generazione successiva, nonché il ruolo che svolgi facendole da genitore. Da un lato si tratta di attraversare questo straordinario processo di far crescere i figli, dall’altro di svolgere un ruolo di propagazione della generazione successiva. Una volta che hai adempiuto a questo obbligo e che i tuoi figli sono diventati adulti, non dipende affatto da te che abbiano successo o che invece rimangano individui comuni, semplici e ordinari, poiché non sei tu a determinare il loro destino né a sceglierlo, e di certo non sei tu ad averglielo assegnato: viene decretato da Dio. Poiché è decretato da Dio, tu non dovresti interferire né ficcare il naso nella loro vita o nella loro sopravvivenza. Le loro abitudini, le loro routine quotidiane e il loro atteggiamento nei confronti della vita, qualsiasi strategia di sopravvivenza abbiano, qualsiasi visione della vita, qualsiasi atteggiamento nei confronti del mondo, tutte queste sono scelte che devono compiere da sé e non sono di tua competenza. Non hai l’obbligo di correggerli né di farti carico di alcuna sofferenza per loro conto al fine di garantire che siano felici ogni giorno. Tutte queste cose non sono necessarie. Il destino di ognuno è determinato da Dio; pertanto, nessuno può prevedere né cambiare quante benedizioni o quante sofferenza sperimenterà nella vita, il tipo di famiglia, di matrimonio e di figli che avrà, le esperienze che farà nella società e gli eventi che sperimenterà nella vita, e tanto meno sono i genitori a poter cambiare queste cose. Perciò, se i figli affrontano delle difficoltà, i genitori dovrebbero aiutarli in modo positivo e attivo, se ne hanno la possibilità. In caso contrario, farebbero meglio a rilassarsi e a considerare queste cose dalla prospettiva di esseri creati, trattando allo stesso modo, come esseri creati, anche i figli. La sofferenza che tu sperimenti la devono sperimentare anche loro; la vita che vivi la devono vivere anche loro; il processo che tu hai affrontato per allevarli da piccoli lo affronteranno anche loro; gli alti e bassi, i raggiri e gli inganni che tu sperimenti nella società e tra le persone, i legami emotivi, i conflitti interpersonali e ogni altra cosa simile di cui hai fatto esperienza, sperimenteranno tutto anche loro. Tutti loro, come te, sono esseri umani corrotti, schiavi delle correnti del male e corrotti da Satana; questo è qualcosa a cui né tu né loro potete sfuggire. Pertanto, volerli aiutare a evitare ogni sofferenza e a godere di tutte le benedizioni del mondo è una sciocca illusione e un’idea da stolti. Per quanto ampie possano essere le ali di un’aquila, esse non possono proteggere il suo aquilotto per tutta la vita. L’aquilotto arriverà alla fine a un punto in cui dovrà crescere e volare da solo e, quando sceglierà di volare da solo, nessuno sa quale sarà il suo spazio di cielo o dove deciderà di volare. Pertanto, l’atteggiamento più ragionevole che i genitori possano assumere dopo che i figli sono cresciuti è quello di lasciarli andare, di permettere loro di sperimentare la vita da sé, di vivere in modo indipendente e di affrontare, gestire e risolvere le varie sfide della vita in modo autonomo. Se ti chiedono di aiutarli e tu disponi delle possibilità e delle condizioni per farlo, naturalmente puoi dare loro una mano e fornire l’aiuto necessario. Tuttavia, il prerequisito è che, a prescindere dall’aiuto che fornisci loro, sia esso finanziario o psicologico, questo può essere solo temporaneo e non ha il potere di cambiare alcun aspetto sostanziale. Un figlio deve percorrere la propria strada nella vita e tu non hai alcun obbligo di farti carico delle sue faccende né delle conseguenze. Questo è l’atteggiamento che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli adulti.

Alla luce della comprensione di quale atteggiamento i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli adulti, i genitori dovrebbero anche abbandonare le loro aspettative nei confronti dei figli adulti? Alcuni genitori ignoranti non riescono a comprendere la vita né il destino, non riconoscono la sovranità di Dio e tendono ad agire da ignoranti quando si tratta dei figli. Per esempio, una volta diventati indipendenti, i figli possono trovarsi ad affrontare situazioni particolari, avversità o incidenti gravi: alcuni si ammalano, altri vengono coinvolti in cause legali, altri divorziano, altri vengono ingannati e truffati, altri ancora vengono rapiti, feriti, gravemente picchiati o rischiano di morire. C’è anche chi cade nella dipendenza dalla droga e così via. Cosa devono fare i genitori in queste situazioni particolari e serie? Qual è la reazione tipica della maggior parte dei genitori? Fanno quello che dovrebbero fare in quanto esseri creati in possesso dell’identità di genitori? Molto raramente, quando apprendono una notizia del genere, i genitori reagiscono come se fosse capitata a un estraneo. Per la maggior parte, restano svegli tutta la notte fino a quando non vengono loro i capelli grigi, passano innumerevoli notti insonni, durante il giorno non hanno appetito, si arrovellano il cervello a rimuginare e alcuni addirittura piangono amaramente, fino a farsi arrossare gli occhi e a finire le lacrime. Pregano Dio con fervore affinché tenga conto della loro fede e protegga i loro figli, li favorisca e li benedica, sia misericordioso e risparmi le loro vite. In quanto genitori che si trovano in una situazione del genere, le loro debolezze umane, le loro vulnerabilità e i sentimenti che provano per i figli vengono tutti smascherati. Cos’altro viene rivelato? La loro ribellione a Dio. Implorano Dio e Lo pregano, supplicandoLo di proteggere i loro figli dalle calamità. Anche se si verifica una catastrofe, pregano che i loro figli non muoiano, che possano sfuggire al pericolo, che non vengano danneggiati da malfattori, che le loro malattie non si aggravino e anzi migliorino, e così via. Per cosa pregano veramente? (Dio, con queste preghiere costoro fanno a Dio delle richieste, implicando in sottofondo delle rimostranze.) Da un punto di vista sono estremamente insoddisfatti della difficile situazione dei figli e si lamentano del fatto che Dio non avrebbe dovuto permettere che accadessero ai loro figli cose simili. La loro insoddisfazione si mescola alle lamentele e chiedono a Dio di cambiare idea, di non comportarSi così, di liberare i loro figli dai pericoli, di tenerli al sicuro, di guarirli dalle malattie, di aiutarli a evitare cause legali, di scongiurare le calamità quando si presentano e così via; in breve, Gli chiedono di far andare tutto bene. Pregando in questo modo, da un lato si lamentano con Dio, dall’altro Gli fanno delle richieste. Questa non è forse una manifestazione di ribellione? (Sì.) Implicitamente, stanno dicendo che ciò che Dio fa non è giusto né buono, che Egli non dovrebbe agire così. Poiché si tratta dei loro figli e loro sono credenti, costoro pensano che Dio non dovrebbe permettere che ai loro figli accadano cose simili. I loro figli sono diversi dagli altri, dovrebbero ricevere benedizioni preferenziali da Dio. A motivo della loro fede in Dio, Egli dovrebbe benedire i loro figli, e se non lo fa si angosciano, piangono, sollevano un polverone e non vogliono più seguire Dio. Se muore loro un figlio, sentono che nemmeno loro possono continuare a vivere. Non è questa la loro attitudine mentale? (Sì.) Non si tratta forse di una forma di protesta contro Dio? (Sì, è vero.) È una protesta contro Dio. Sono come i cani che pretendono di essere nutriti all’ora del pasto e fanno cagnara anche per un minimo ritardo. Stringono la ciotola tra i denti e la sbattono sul pavimento: non è irragionevole? (Sì.) A volte, se dai loro della carne per un paio di giorni consecutivi ma di tanto in tanto salti un giorno senza dargliela, i cani, seguendo il loro temperamento animale, potrebbero gettare il cibo a terra, oppure stringere la ciotola tra i denti e sbatterla contro il pavimento, facendoti capire che vogliono la carne, che la carne è ciò che credono debba essere dato loro e che trovano inaccettabile non riceverla. Le persone sanno essere altrettanto irragionevoli. Quando i figli si trovano ad affrontare dei problemi, costoro si lamentano con Dio, Gli pongono delle richieste e protestano contro di Lui. Questo non è più o meno lo stesso comportamento degli animali? (Sì.) Gli animali non comprendono la verità, le cosiddette dottrine degli uomini e i sentimenti umani. Quando fanno le bizze oppure si comportano male, è in un certo senso comprensibile. Ma quando sono le persone a protestare contro Dio in questo modo, sono ragionevoli? Sono perdonabili? Se gli animali si comportano così, le persone potrebbero dire: “Il cucciolotto ha un bel caratterino. Sa addirittura come protestare; è piuttosto intelligente. Credo che non dovremmo sottovalutarlo”. Lo trovano divertente e pensano che si tratti di un animale tutt’altro che ingenuo. Dunque, quando un animale fa le bizze, la gente lo tiene in maggiore considerazione. Se un individuo protestasse contro Dio, Dio dovrebbe forse avere di lui la stessa considerazione e dire: “Costui avanza tali pretese; è tutt’altro che un ingenuo!”? Dio avrebbe una tale considerazione di te? (No.) Allora, in che modo Dio definisce questo comportamento? Non è forse ribellione? (Sì.) Coloro che credono in Dio non sanno forse che questo comportamento è sbagliato? Non è passata da lungo tempo l’epoca in cui “La fede nel Signore di un singolo membro porta benedizioni a tutta la famiglia”? (Sì.) Allora perché le persone continuano a digiunare e a pregare in questo modo, supplicando senza vergogna Dio di proteggere e benedire i loro figli? Perché osano ancora protestare contro Dio e contestarLo, dicendoGli: “Se non fai questo, continuerò a pregare; digiunerò!” Cosa significa digiunare? Significa attuare lo sciopero della fame, che in un altro senso vuol dire agire in modo spudorato e fare una scenata. Quando le persone si comportano spudoratamente nei confronti degli altri, potrebbero battere i piedi e dire: “Oh, mio figlio è morto; non voglio più vivere, non posso andare avanti!” Non fanno lo stesso quando sono davanti a Dio; parlano con fare alquanto elegante, dicendo: “Dio, Ti imploro di proteggere mio figlio e di guarirlo dalla sua malattia. Dio, Tu sei il sommo guaritore che salva le persone, Tu puoi tutto. Ti supplico di vegliare su di lui e di proteggerlo. Il Tuo Spirito è ovunque, Tu sei giusto, sei un Dio che mostra misericordia agli uomini. Tu Ti prendi cura di loro e li hai a cuore”. Che cosa intendono con questo? Non c’è nulla di sbagliato in quello che dicono, solo che non è quello il momento adatto per dire queste cose. L’implicazione è che se Dio non salva e non protegge i tuoi figli, se non esaudisce i tuoi desideri, allora non è un Dio amorevole, è privo di amore, non è un Dio misericordioso, non è Dio. Non è così? Questo non è forse agire in modo spudorato? (Sì.) Le persone che agiscono spudoratamente venerano Dio come sommo? Hanno un cuore che teme Dio? (No.) Le persone che agiscono senza pudore sono proprio come le canaglie: sono prive di un cuore che teme Dio. Osano contestare Dio e protestare contro di Lui, e addirittura agiscono in modo irragionevole. Non è forse come cercare la morte? (Sì.) Perché i tuoi figli sarebbero così speciali? Quando Dio orchestra o governa il destino di qualcun altro ti va bene, purché non abbia nulla a che fare con te. E invece ritieni che non dovrebbe essere in grado di governare il destino dei tuoi figli? Agli occhi di Dio, tutta l’umanità ricade sotto la Sua sovranità e nessuno può sfuggire alla sovranità e alle disposizioni stabilite dalla mano di Dio. Perché i tuoi figli dovrebbero fare eccezione? La sovranità di Dio è decretata e pianificata da Lui. È appropriato da parte tua volerla cambiare? (No.) Non è appropriato. Pertanto, le persone non devono fare cose sciocche o irragionevoli. Qualsiasi cosa Dio faccia si basa su cause ed effetti predeterminati: cosa ha a che fare con te? Se ti opponi alla sovranità di Dio, stai cercando la morte. Se non vuoi che i tuoi figli sperimentino queste cose, ciò deriva dall’emozione, non dalla giustizia, dalla misericordia o dall’amorevolezza; è solo il risultato di un effetto emotivo. L’emozione è portavoce dell’egoismo. L’emozione che provi non vale la pena di essere messa in mostra; non sai nemmeno giustificarla di fronte a te stesso, eppure vuoi usarla per ricattare Dio. Alcuni dicono addirittura: “Mio figlio è malato, e se muore smetterò di vivere!” Oseresti davvero morire? Provaci, allora! La fede di simili persone è autentica? Davvero smetterai di credere in Dio se tuo figlio muore? Cos’è che la sua morte può cambiare? Se non credi in Dio, né la Sua identità né il Suo prestigio cambieranno. Dio resta comunque Dio. Non è Dio solo perché tu credi in Lui, né smette di esserLo a causa della tua mancanza di fede. Se anche l’umanità intera non credesse in Dio, la Sua identità e la Sua essenza rimarrebbero immutate. Il Suo prestigio rimarrebbe invariato. Egli sarà sempre Colui che regna sovrano sul destino di tutta l’umanità e sull’universo mondo. Questo non ha alcuna correlazione con il fatto che tu abbia fede o meno. Se hai fede, verrai favorito. Se non hai fede, non avrai l’opportunità di ottenere la salvezza e non la otterrai. Tu ami e proteggi i tuoi figli, provi dei sentimenti per loro, non riesci a lasciarli andare e quindi non permetti a Dio di fare nulla. Questo ha senso? È in linea con la verità, con la moralità o con l’umanità? Non è in linea con nulla, nemmeno con la moralità, non è vero? Non è che hai a cuore i tuoi figli, li stai bensì proteggendo: sei sotto l’influenza dei tuoi sentimenti. Dici persino che se tuo figlio muore smetterai di vivere. Dato che sei così irresponsabile nei confronti della tua vita e non hai a cuore la vita che Dio ti ha donato, se vuoi vivere per i tuoi figli, allora fai pure, muori insieme a loro. Qualunque malattia li colga, dovresti esserne subito contagiato anche tu e morire insieme a loro; oppure trova una corda per impiccarti, cosa ci vuole? Dopo la tua morte, tu e i tuoi figli sarete forse uguali? Vi legherà ancora lo stesso rapporto fisico? Proverete ancora dei sentimenti l’uno per gli altri? Quando farai ritorno all’altro mondo, cambierai. Non è forse questo che accadrà? (Sì.) Quando le persone guardano le cose con gli occhi e giudicano se sono buone o cattive o qual è la loro natura, su cosa si basano? Si basano sui propri pensieri. Limitandosi a guardare le cose con gli occhi, non riescono a vedere al di là del mondo materiale; non possono gettare lo sguardo nel mondo spirituale. Cosa penseranno nella loro mente? “In questo mondo, le persone che mi hanno messo al mondo e mi hanno allevato sono le più vicine e le più care a me. Anch’io amo coloro che mi hanno messo al mondo e mi hanno allevato. In qualunque momento, mio figlio è sempre la persona più vicina a me e resta sempre quella che ho più a cuore”. Questa è l’estensione del loro paesaggio e del loro orizzonte mentali; ecco quanto è “ampio” il loro paesaggio mentale. È una cosa sciocca da dire o no? (È sciocca.) Non è infantile? (Sì.) È così infantile! I tuoi figli in questa vita sono legati a te solo dal sangue; com’erano legati a te nella loro vita passata? Dove andranno dopo la morte? Una volta morti, il loro corpo esala l’ultimo respiro, la loro anima se ne va e loro si congedano completamente da te. Non ti riconosceranno più, non si soffermeranno nemmeno per un secondo, torneranno semplicemente all’altro mondo. Quando tornano all’altro mondo, tu piangi, senti la loro mancanza e, infelice e tormentato, dici: “Oh, mio figlio se n’è andato e non potrò più vederlo!” Una persona morta ha una qualche consapevolezza? Tuo figlio non ha alcuna consapevolezza di te, non sente minimamente la tua mancanza. Una volta abbandonato il corpo, diventa immediatamente qualcosa di estraneo e non ha più alcun rapporto con te. In che modo ti vede? Dice: “Quella vecchia, quel vecchio, per chi piangono? Oh, piangono per un corpo. Mi sento come se mi fossi appena separato da quel corpo: non sono più così pesante adesso e non provo più il dolore della malattia; sono libero”. Questo è ciò che percepisce. Dopo essere morto e aver abbandonato il corpo continua a esistere nell’altro mondo, apparendo in una forma diversa, e non ha più alcun rapporto con te. Tu piangi e aneli alla sua presenza qui, soffri per lui, ma lui non sente nulla, non sa nulla. Dopo molti anni, a causa del destino o di una coincidenza, potrebbe reincarnarsi in un tuo collega o in un tuo compatriota, oppure vivere lontano da te. Nonostante viviate nello stesso mondo, sarete due persone diverse senza alcun legame. C’è chi, per via di circostanze particolari o per qualcosa di speciale che viene detto, è in grado di riconoscere di essere stato un certo individuo nella vita precedente, ma comunque non prova nulla quando ti vede, e tu non provi nulla quando vedi lui. Anche se nella vita precedente era tuo figlio, ora non provi nulla per lui: pensi solo al tuo figlio defunto. Neanche lui prova alcunché per te: ha i suoi genitori, la sua famiglia e un cognome diverso; non ha alcun rapporto con te. Tuttavia, tu sei ancora lì a sentire la sua mancanza: cos’è che ti manca? Ti manca solamente il corpo fisico e il nome che una volta era legato a te per mezzo del sangue; è una semplice immagine, un’ombra che persiste nei tuoi pensieri o nella tua mente, priva di valore reale. Tuo figlio si è reincarnato, si è trasformato in un essere umano o in qualsiasi altro essere vivente: non ha alcuna correlazione con te. Perciò, quando alcuni genitori dicono: “Se mio figlio muore, anch’io smetterò di vivere!”, questa è pura ignoranza! La vita di tuo figlio è giunta al termine, ma perché tu dovresti morire? Perché parli in modo così irresponsabile? La sua vita è giunta al termine, Dio ne ha tagliato il filo e ora tuo figlio ha un altro compito da svolgere: in che modo questo ti riguarda? Se tu hai un altro compito da svolgere, Dio taglierà anche il tuo filo; ma tu non hai ancora un altro compito, quindi devi continuare a vivere. Se Dio vuole che tu viva, non puoi morire. Che si tratti dei loro genitori, dei loro figli o di qualsiasi altro parente o persona legati a loro nella vita da vincoli di sangue, quando si tratta di sentimenti, gli individui dovrebbero avere la seguente visione e comprensione: per quanto riguarda i sentimenti che esistono tra le persone, se sono legate da vincoli di sangue, allora è sufficiente che adempiano alle loro responsabilità. Oltre ad adempiere alle loro responsabilità, le persone non hanno né l’obbligo né la capacità di cambiare qualcosa. Pertanto è irresponsabile che i genitori dicano: “Se i nostri figli non ci sono più, se noi genitori dobbiamo seppellire i nostri figli, allora smetteremo di vivere”. Se davvero i figli vengono seppelliti dai genitori, si può solo dire che il loro tempo in questo mondo era esaurito e che dovevano andarsene. Ma i loro genitori sono ancora qui, quindi dovrebbero continuare a vivere bene. Naturalmente, in base alla loro umanità, è normale che le persone pensino ai figli, ma non dovrebbero sprecare il tempo che resta loro nella nostalgia verso i figli defunti. È una cosa sciocca. Dunque, quando affrontano tale questione, da un lato le persone dovrebbero assumersi la responsabilità della propria vita e dall’altro comprendere appieno le relazioni familiari. Il rapporto che esiste veramente tra individui non è basato su legami di carne e sangue; è invece un rapporto tra due esseri viventi creati da Dio. Questo tipo di rapporto non comporta legami di carne e sangue; intercorre semplicemente tra due esseri viventi indipendenti. Se consideri la cosa da questo punto di vista allora, in quanto genitore, quando i tuoi figli hanno la sfortuna di ammalarsi o la loro vita è in pericolo, dovresti affrontare tali situazioni in modo corretto. Non dovresti, a causa delle disgrazie che capitano ai tuoi figli o della loro morte, rinunciare al tempo che ti rimane, al cammino che sei tenuto a intraprendere o alle responsabilità e agli obblighi che ti spetta assolvere: dovresti affrontare la questione in modo corretto. Se nutri i pensieri e i punti di vista giusti e sai discernere queste cose, allora sarai in grado di superare rapidamente la disperazione, il dolore e la nostalgia. E se non riesci a discernerle? Allora la questione potrebbe perseguitarti per il resto della tua vita, fino al giorno della tua morte. Se invece sai discernere tale circostanza, allora questa stagione della tua vita a un certo punto finirà. Non durerà per sempre, né ti accompagnerà per l’ultima parte della tua vita. Se sai discernere la questione allora puoi in parte abbandonarla, e questo è positivo per te. Se invece non sei in grado di discernere i legami familiari che condividi con i tuoi figli allora non sarai capace di questo abbandono, e soffrirai enormemente della situazione. Nessun genitore è privo di emozioni quando gli muore un figlio. Quando i genitori si trovano a dover seppellire i figli o quando vedono che c’è qualcosa che va loro storto, passano il resto della vita a darsi pensiero e a preoccuparsi per loro, in preda al dolore. Nessuno può sfuggire a questo, è una cicatrice e un segno indelebile sull’anima. Non è facile per le persone abbandonare questo attaccamento emotivo mentre vivono nella carne, quindi ne soffrono. Se però riesci a discernere l’attaccamento emotivo che hai verso i tuoi figli, esso diventerà molto meno intenso. Naturalmente, soffrirai in misura molto minore; è impossibile non soffrire affatto, ma la tua sofferenza sarà notevolmente ridotta. Se non sarai in grado di discernerlo, ne soffrirai enormemente. Se ne sarai capace, sarà stata un’esperienza speciale che ti avrà causato un forte trauma emotivo, fornendoti un apprezzamento e una comprensione più profondi della vita, dei legami familiari e della natura umana e arricchendo la tua esperienza di vita. Naturalmente, questo tipo specifico di arricchimento è qualcosa che nessuno vuole possedere o sperimentare. È una situazione che nessuno vuole affrontare ma, se si presenta, devi affrontarla correttamente. Per risparmiarti enormi sofferenze dovresti abbandonare i pensieri e i punti di vista tradizionali, marci e sbagliati che nutrivi in passato. Dovresti affrontare i tuoi legami emotivi e di sangue nel modo giusto e considerare la scomparsa dei tuoi figli in modo corretto. Una volta che avrai davvero compreso ciò, sarai in grado di abbandonare completamente la questione ed essa smetterà di tormentarti. Mi capisci, vero? (Sì.)

Alcuni dicono: “I figli sono beni dati ai genitori da Dio, quindi equivalgono a una proprietà privata dei genitori”. Quest’affermazione è corretta? (No.) Alcuni genitori, sentendola, dicono: “È un’affermazione corretta. Non c’è nient’altro che ci appartiene, solo i nostri figli, che sono la nostra carne e il nostro sangue. Loro sono ciò che abbiamo di più caro”. Quest’affermazione è corretta? (No.) In cosa è sbagliata? Prego, spiegate i vostri ragionamenti. È appropriato trattare i figli come una proprietà privata? (No.) Perché non è appropriato? (Perché la proprietà privata appartiene a un individuo e non agli altri. Invece il rapporto tra figli e genitori non è in realtà nulla più che un rapporto della carne. La vita umana proviene da Dio, è il respiro donato da Dio. Se qualcuno crede di aver dato la vita ai propri figli, la sua prospettiva e la sua posizione non sono corrette, e inoltre non crede affatto nella sovranità e nel governo di Dio.) Non è forse così? A parte il rapporto fisico, agli occhi di Dio le vite dei figli e dei genitori sono indipendenti. Essi non appartengono l’uno all’altro, né li lega un rapporto gerarchico. Naturalmente, non hanno di certo un rapporto per cui l’uno possiede l’altro o ne è proprietà. La loro vita proviene da Dio e Dio è sovrano sui loro destini. Semplicemente, i figli nascono dai genitori, i genitori sono più vecchi dei figli e i figli più giovani dei genitori; eppure, sulla base di questo rapporto, di questo fenomeno superficiale, le persone credono che i figli siano un accessorio e una proprietà privata dei genitori. In questo modo non si guarda la questione alla radice, ma la si considera solo in base al livello superficiale, alla carne e ai propri affetti. Pertanto, questo modo di considerare è intrinsecamente sbagliato, come sbagliata è questa prospettiva. Non è così? (Sì.) Poiché i figli non sono accessori né proprietà privata dei genitori ma persone indipendenti, a prescindere dalle aspettative che i genitori nutrono nei loro confronti una volta che sono cresciuti, queste aspettative devono rimanere come idee nella loro mente, non possono essere trasformate in realtà. Naturalmente, anche se i genitori nutrono delle aspettative nei confronti dei figli adulti, non dovrebbero cercare di realizzarle né di usarle per tenere fede alle proprie promesse, e nemmeno fare sacrifici o pagare un prezzo per esse. Quindi, cosa dovrebbero fare i genitori? Dovrebbero scegliere di lasciare andare i loro figli adulti dopo che essi hanno acquisito una vita indipendente e la capacità di sopravvivere. Farlo è l’unico vero modo di mostrare rispetto ai figli e assumersi la responsabilità nei loro confronti. Dominare sempre i figli, controllarli o voler interferire con la loro vita e la loro sopravvivenza e volervi prender parte è un comportamento ignorante e insensato da parte dei genitori, un modo di agire infantile. Per quanto elevate possano essere le aspettative nutrite dai genitori nei confronti dei figli, esse non hanno il potere di cambiare alcunché e non potranno mai diventare realtà. Pertanto, se i genitori sono saggi, dovrebbero abbandonare tutte queste aspettative, realistiche o irrealistiche che siano, adottare una prospettiva e una posizione corrette da cui gestire il rapporto con i figli e da cui approcciare ogni azione compiuta dai figli adulti o ogni evento che accade loro. Questo è il principio. È appropriato? (Sì, è appropriato.) Se sai attuarlo, ciò dimostra che accetti queste verità. Se non ne sei in grado e insisti a fare le cose a modo tuo, pensando che l’affetto familiare sia la cosa più grande e importante, la più significativa al mondo, come se potessi supervisionare il destino dei tuoi figli e tenerlo nelle tue mani, allora fa’ pure, prova e vedi quale sarà il risultato finale. Va da sé che non può che finire con una misera sconfitta, senza alcun esito positivo.

Oltre a nutrire queste aspettative nei confronti dei figli adulti, i genitori pongono loro anche un requisito che è comune a tutti i genitori del mondo: sperano che i figli sappiano essere loro devoti e trattarli bene. Naturalmente, alcuni gruppi etnici e regioni specifici hanno requisiti più specifici per i loro figli. Per esempio, oltre a essere devoti nei confronti dei genitori, i figli devono anche prendersene cura fino alla loro morte e organizzarne i funerali, vivere con i genitori una volta raggiunta l’età adulta e assumersi la responsabilità del loro sostentamento. Questo è l’ultimo aspetto delle aspettative nutrite dai genitori nei confronti dei figli di cui parleremo ora: pretendere che siano loro devoti e si prendano cura di loro in vecchiaia. Non è forse questa l’intenzione originaria di tutti i genitori nell’avere figli, oltre che un requisito fondamentale che pongono loro? (Sì.) Quando i figli sono ancora piccoli e non capiscono le cose, i genitori chiedono loro: “Quando sarai grande e guadagnerai dei soldi, per chi li spenderai? Li spenderai per mamma e papà?” “Sì”. “Li spenderai per i genitori di papà?” “Sì”. “Li spenderai per i genitori della mamma?” “Sì”. Quanti soldi può guadagnare in totale una persona? Deve mantenere i genitori, tutti e quattro i nonni e persino i parenti lontani. DimMi, non è un fardello pesante per i figli? Non sono sfortunati? (Sì.) Anche se questi genitori parlano nel modo innocente e ingenuo dei bambini e non sanno cosa stanno dicendo, questo riflette una certa realtà: i genitori allevano i figli con uno scopo, che non è né puro né semplice. Quando i figli sono ancora molto piccoli, i genitori iniziano già a porre loro delle richieste e non fanno che metterli alla prova, chiedendo loro: “Quando sarai grande, manterrai mamma e papà?” “Sì”. “Manterrai i genitori di papà?” “Sì”. “Manterrai i genitori della mamma?” “Sì”. “Chi ti piace di più?” “Mi piace di più la mamma”. E il padre si ingelosisce: “E il papà?” “Mi piace di più il papà”. Allora si ingelosisce la madre: “Chi veramente ti piace di più?” “Mamma e papà”. A quel punto entrambi i genitori sono soddisfatti. Si impegnano a suscitare nei figli devozione nei loro confronti sin da quando hanno appena imparato a parlare, e sperano che una volta cresciuti li tratteranno bene. Nonostante i bambini piccoli non sappiano esprimersi chiaramente e non capiscano molto, i genitori vogliono comunque sentire una promessa nelle loro risposte. Allo stesso tempo, vogliono anche vedere il proprio futuro nei loro figli e sperano che i figli che stanno crescendo non saranno degli ingrati, bensì dei figli devoti che si assumeranno le loro responsabilità nei confronti dei genitori e, soprattutto, sui quali potranno contare e che li manterranno in vecchiaia. Anche se si pongono queste domande fin da quando i figli erano piccoli, non si tratta di semplici domande. Sono in tutto e per tutto requisiti e speranze che nascono dal profondo del cuore di questi genitori, requisiti e speranze alquanto reali. Così, non appena i figli iniziano ad acquisire comprensione delle cose, i genitori sperano che sappiano mostrarsi premurosi quando essi sono malati, restare accanto a loro quando sono costretti a letto e prendersi cura di loro, anche semplicemente versando loro dell’acqua da bere. Se anche i figli non possono fare molto, non possono fornire un aiuto economico o più concreto, dovrebbero quanto meno mostrare questa pietà filiale. I genitori vogliono poter vedere questa pietà filiale quando i figli sono piccoli e di tanto in tanto ne verificano la presenza. Per esempio, quando i genitori non si sentono bene o sono stanchi per il lavoro, guardano se i figli sanno che è il caso di portare loro da bere, portare loro le scarpe, lavare i loro vestiti o preparare loro un pasto semplice, anche se si tratta solamente di riso e uova strapazzate, oppure se i figli chiedono loro: “Sei stanco? Se lo sei, lascia che ti prepari qualcosa da mangiare”. Alcuni genitori durante i giorni liberi escono e deliberatamente non tornano all’ora dei pasti per preparare da mangiare solo per vedere se i figli sono cresciuti e sono ormai assennati, se sanno cucinare per loro, se sanno essere filiali e premurosi, se sanno condividere le loro avversità o se sono degli ingrati senza cuore, se li hanno cresciuti per niente. Mentre i figli stanno crescendo, e anche quando sono adulti, i genitori li mettono costantemente alla prova e indagano in merito a ciò, e allo stesso tempo avanzano loro continue pretese: “Non dovresti essere un ingrato senza cuore. Perché noi, i tuoi genitori, ti abbiamo cresciuto? Lo abbiamo fatto perché ti prendessi cura di noi quando fossimo stati vecchi. Lo abbiamo fatto per niente? Non dovresti opporti a noi. Non è stato facile per noi crescerti: è stata dura. Dovresti mostrare considerazione e sapere queste cose”. Soprattutto durante la cosiddetta fase di ribellione, ossia nella transizione dall’adolescenza all’età adulta, alcuni figli non sono molto assennati o in possesso di discernimento e spesso sfidano i genitori e causano problemi. I genitori piangono, fanno scenate e li assillano, dicendo: “Non sai quanto abbiamo sofferto per prenderci cura di te quando eri piccolo! Non ci aspettavamo che da grande saresti stato così, per nulla filiale e inconsapevole di come condividere il fardello delle faccende domestiche o le nostre avversità. Non sai quanto sia difficile per noi tutto questo. Non sei filiale, sei ribelle, non sei una brava persona!” Oltre alla disobbedienza dei figli o al comportamento radicale che questi manifestano nello studio o nella vita quotidiana, un’altra ragione della rabbia dei genitori è il fatto che non riescono a vedere nei figli il proprio futuro, oppure vedono che i figli in futuro non saranno loro devoti, che né sono premurosi né si dispiacciono per i loro genitori, che non li hanno a cuore o, più precisamente, che non sanno essere filiali verso i genitori. Quindi i genitori, dal loro punto di vista, non possono riporre le loro speranze in figli di questo genere, i quali possono essere ingrati o ribelli, e i genitori ne sono affranti, sentono che gli investimenti e le spese che hanno dedicato ai loro figli sono stati vani, che hanno fatto un cattivo affare, che non ne è valsa la pena, e se ne pentono, sentendosi tristi, afflitti e angosciati. Ma non riescono a recuperare ciò che hanno speso, e meno riescono a recuperarlo, più se ne pentono e vogliono pretendere che i figli siano loro devoti, dicendo loro: “Non puoi essere un po’ più devoto? Non puoi essere più assennato? Vorremmo poter contare su di te quando crescerai?” Per esempio, supponiamo che i genitori abbiano bisogno di denaro e che non ne facciano parola, ma che i figli portino loro il denaro a casa. Supponiamo che i genitori desiderino mangiare carne o qualcosa di delizioso e nutriente e che non dicano nulla al riguardo, ma che i figli portino loro il cibo a casa. Questi figli sono particolarmente premurosi nei confronti dei genitori: per quanto siano occupati con il lavoro o per quanto siano pesanti i loro fardelli familiari, hanno sempre in mente i genitori. Allora i genitori penseranno: “Ah, su mio figlio si può contare, finalmente è cresciuto, tutte le energie che abbiamo dedicato a lui non sono state vane, e così i soldi spesi per lui; abbiamo visto un ritorno sul nostro investimento”. Se invece un figlio fa qualcosa di leggermente al di sotto delle loro aspettative, i genitori lo giudicheranno in base a quanto è a loro devoto, decretando che non lo è molto, e che inoltre è inaffidabile e ingrato e che lo hanno cresciuto invano.

Ci sono anche genitori che di tanto in tanto sono occupati con il lavoro o con delle commissioni, tornano a casa un po’ più tardi e trovano che i loro figli hanno preparato la cena senza lasciare loro nulla. Questi giovani non hanno ancora raggiunto quell’età, potrebbero non pensarci o avere l’abitudine di comportarsi così, oppure alcuni potrebbero semplicemente essere privi di umanità e incapaci di mostrare considerazione o premura per gli altri. Potrebbero anche essere influenzati dai genitori, o magari la loro umanità è intrinsecamente egoista, motivo per cui cucinano e mangiano solo loro senza lasciare nulla ai genitori né preparare una porzione in più. Quando i genitori tornano a casa e si trovano davanti a questa situazione, si sentono feriti e si arrabbiano. Perché si arrabbiano? Pensano che i loro figli non sono né devoti né assennati. Soprattutto quando si tratta di madri single, vedere i figli comportarsi così le fa arrabbiare ancora di più. Cominciano a piangere e a gridare: “Pensi che sia stato facile per me crescerti per tutti questi anni? Ti ho fatto sia da padre che da madre, crescendoti per tutto questo tempo. Lavoro così duramente e quando torno a casa nemmeno mi prepari da mangiare. Fosse anche solamente una ciotola di porridge, persino fredda, sarebbe comunque un bel gesto d’amore da parte tua. Come puoi non capirlo alla tua età?” I figli non lo capiscono e non si comportano in modo appropriato ma, se tu genitore non nutrissi questa aspettativa nei loro confronti, saresti così arrabbiato? Prenderesti la questione così seriamente? Considereresti questo come un criterio di pietà filiale? Se tuo figlio non cucina per te, puoi comunque prepararti da mangiare da solo. Se lui non ci fosse, non dovresti comunque continuare a vivere? Se non è devoto nei tuoi confronti, allora avresti dovuto semplicemente evitare di metterlo al mondo? Se davvero per tutta la vita non imparasse mai a prendersi cura di te, cosa dovresti fare? Dovresti trattare la questione in modo corretto oppure essere arrabbiato, contrariato e rammaricarti per la situazione, sempre ai ferri corti con lui? Qual è la cosa giusta da fare? (Approcciare la questione correttamente.) Tutto sommato, non sai ancora cosa fare. Alla fine, dici semplicemente agli altri: “Non fare figli. Ti pentirai di ogni figlio che metterai al mondo. Non c’è niente di buono nell’avere figli e nemmeno nel crescerli. Da adulti diventano sempre degli ingrati senza cuore! È meglio se pensi a te stesso e non riponi le tue speranze in nessuno. Nessuno è affidabile! Tutti dicono che sui figli si può fare affidamento, ma su cosa puoi fare affidamento? È più verosimile che siano loro a poter contare su di te. Tu li tratti bene in centinaia di modi diversi, mentre in cambio loro pensano che essere un po’ più gentili nei tuoi confronti sia un segno di immensa amorevolezza e che possa considerarsi come trattarti bene”. Questa affermazione è sbagliata? È un tipo di opinione, un tipo di pensiero e di punto di vista che esiste nella società? (Sì.) “Tutti dicono che allevare dei figli ti aiuta a premunirti per la vecchiaia. È già difficile far sì che ti preparino da mangiare, figuriamoci se sapranno occuparsi di te quando sarai vecchio. Non contarci!” Che genere di affermazione è questo? Non è solo lamentarsi? (Sì.) Da dove derivano tali lamentele? La causa non è forse il fatto che i genitori nutrono aspettative troppo elevate nei confronti dei figli? Pongono loro standard e requisiti chiedendo loro di essere devoti, premurosi, di obbedire a ogni loro parola e di fare tutto ciò che è necessario per essere devoti e per fare ciò che i figli dovrebbero fare. Una volta che poni loro queste richieste e questi standard, i tuoi figli non potranno mai soddisfarli, qualunque cosa facciano, e tu sarai colmo di lamentele e pieno di rimostranze. Qualunque cosa i tuoi figli faranno, ti pentirai di averli messi al mondo, ritenendo che le perdite superino i guadagni e che non vi sia alcun ritorno sul tuo investimento. Non è così? (Sì.) La causa non è forse il fatto che hai cresciuto i tuoi figli con un obiettivo sbagliato? (Sì.) È giusto o sbagliato provocare tali conseguenze? (È sbagliato.) Provocare tali conseguenze è sbagliato, e chiaramente lo era anche l’obiettivo iniziale con cui hai cresciuto i tuoi figli. Crescere figli è di per sé una responsabilità e un obbligo degli esseri umani. In origine era un istinto umano, e in seguito è diventato un obbligo e una responsabilità. Non è necessario che i figli siano devoti nei confronti dei genitori o che li mantengano in vecchiaia, e non è che le persone debbano avere figli solo se questi sono loro devoti. L’origine di questo obiettivo è intrinsecamente impura, quindi in definitiva porta le persone a esprimere questo tipo di pensiero e di punto di vista errato: “Santo cielo, qualunque cosa tu faccia, non avere figli”. Poiché l’obiettivo è impuro, anche i pensieri e i punti di vista che ne derivano sono errati. Non è quindi forse necessario correggerli e abbandonarli? (Sì.) In che modo andrebbero abbandonati e corretti? Quale tipo di obiettivo è puro? Quale tipo di pensiero e di punto di vista è corretto? In altre parole, qual è il modo corretto di gestire il rapporto con i figli? Prima di tutto, crescere dei figli è una tua scelta, tu li hai messi al mondo volontariamente mentre loro sono stati passivi nel nascere. A parte il compito e la responsabilità di generare una prole, che Dio ha affidato agli esseri umani, e a parte quanto decretato da Dio, la ragione soggettiva e il punto di partenza di coloro che sono genitori è che era una loro intenzione mettere al mondo dei figli. Se sei intenzionato a mettere al mondo dei figli, allora dovresti crescerli e nutrirli fino a che diventano adulti, mettendoli in condizione di acquisire l’indipendenza. Tu eri disposto a mettere al mondo dei figli e hai già guadagnato molto crescendoli, ne hai tratto enormi benefici. Prima di tutto, hai goduto della gioia del tempo in cui hai vissuto insieme a loro e del processo di crescerli. Anche se questo processo ha avuto i suoi alti e bassi, è stato per lo più colmo della felicità di stare accanto ai tuoi figli e di averli al tuo fianco, un processo necessario per gli esseri umani. Hai goduto di queste cose e hai già guadagnato molto dai tuoi figli, non è vero? I figli rendono i genitori felici e tengono loro compagnia e sono i genitori che, pagando dei prezzi e investendo tempo ed energia, possono vedere queste piccole vite crescere gradualmente fino all’età adulta. Da che sono giovani vite sprovvedute che non sanno nulla di nulla, i figli imparano gradualmente a parlare, acquisiscono la capacità di mettere insieme le parole, di apprendere e distinguere vari tipi di conoscenze, di conversare e comunicare con i genitori e di considerare le cose in modo equo. Questo è il tipo di processo che i genitori attraversano. Per loro, questo processo non può essere sostituito da alcun altro evento o ruolo. I genitori hanno già goduto di queste cose e le hanno già ottenute dai loro figli, cosa che è per loro un enorme conforto e un’immensa ricompensa. In effetti, solo per l’atto di metterli al mondo e crescerli, hai già guadagnato molto dai tuoi figli. Per quanto riguarda il fatto che siano devoti nei tuoi confronti, che tu possa contare su di loro prima di morire e cosa tu possa ottenere da loro, queste cose dipendono dal fatto che siate destinati a vivere insieme oppure no, e questo è Dio a decretarlo. Sotto un altro aspetto, è Dio a decretare anche il tipo di ambiente in cui i tuoi figli vivono, le loro condizioni di vita, il fatto che siano o meno in condizione di prendersi cura di te, che siano economicamente agiati e se abbiano del denaro in più per procurarti comodità materiali e assistenza. Inoltre, soggettivamente parlando, essendo tu un genitore, è Dio a decretare anche se sei destinato a godere di cose materiali, del denaro o del conforto emotivo che i tuoi figli ti danno. Non è così? (Sì.) Queste non sono cose che possono essere sollecitate dagli uomini. Vedi, alcuni figli non sono graditi ai loro genitori, i quali non hanno intenzione di vivere con loro, ma Dio ha decretato che essi vivano con i loro genitori, quindi questi figli non possono allontanarsi da loro né lasciarli. Sono bloccati con i loro genitori per tutta la vita: non potresti staccarli da loro nemmeno provandoci. Altri figli, invece, hanno genitori che stanno con loro più che volentieri; sono inseparabili, sentono sempre la mancanza l’uno dell’altro, ma per vari motivi questi figli non possono risiedere nella stessa città dei genitori, quando addirittura neppure nello stesso Paese. È difficile per loro incontrarsi di persona e parlarsi; anche se i metodi di comunicazione sono così progrediti e possono videochiamarsi, è comunque diverso dal vivere insieme ogni giorno. I figli, per un qualsiasi motivo, vanno all’estero, dopo essersi sposati lavorano o vivono in un altro posto, e così via, e li separa dai genitori un’enorme distanza. È difficile per loro riuscire a incontrarsi anche solo una volta, e le telefonate o le videochiamate vanno organizzate in base agli orari. A causa del fuso orario o di altri inconvenienti, questi figli non riescono a comunicare con i genitori molto spesso. Da cosa dipendono questi aspetti così importanti? Non dipendono forse da quanto decretato da Dio? (Sì.) Queste non sono cose che possono essere decise dai desideri soggettivi dei genitori o dei figli; dipendono soprattutto da quanto decretato da Dio. Sotto un altro punto di vista, i genitori si preoccupano di poter o meno contare sui loro figli in futuro. Per cosa vuoi fare affidamento su di loro? Perché ti portino il tè e ti versino l’acqua? Che razza di dipendenza è mai questa? Non puoi farlo da solo? Se sei in salute e in grado di muoverti e di prenderti cura di te stesso, di fare tutto da te, non è meraviglioso? Perché devi fare affidamento su qualcun altro che ti serva e ti riverisca? È davvero felicità godere delle cure e della compagnia dei tuoi figli ed essere servito da loro sia a tavola che per altre cose? Non necessariamente. Se non fossi in grado di muoverti e loro dovessero davvero servirti sia a tavola che per altre cose, questo ti renderebbe forse felice? Se potessi scegliere, preferiresti godere di salute e non aver bisogno delle cure dei tuoi figli oppure essere paralizzato a letto con i tuoi figli al tuo fianco? Quale sceglieresti? (Essere in salute.) È molto meglio essere in salute: che tu viva fino a 80, 90 o addirittura 100 anni, puoi continuare a prenderti cura di te stesso. Questa è una buona qualità di vita. Puoi anche invecchiare, indebolirti di mente, avere una cattiva memoria, mangiare meno, fare le cose peggio e più lentamente e trovare difficile uscire di casa, ma è comunque bello essere in grado di prenderti cura dei tuoi bisogni primari. È sufficiente ricevere di tanto in tanto una telefonata dai tuoi figli per salutarli o farli venire a casa tua per stare insieme durante le vacanze. Perché pretendere di più da loro? Fai continuamente affidamento su di loro; sarai felice solo quando diventeranno i tuoi schiavi? Non è da egoista pensarla così? Non fai che pretendere che siano devoti e che tu possa fare affidamento su di loro: cosa c’è su cui fare affidamento? I tuoi genitori facevano affidamento su di te? Se neanche i tuoi genitori facevano affidamento su di te, perché tu pensi di dover fare affidamento sui tuoi figli? Non è forse irragionevole? (Sì.)

Per quanto riguarda la questione di aspettarsi che i figli siano devoti nei loro confronti, da un lato i genitori devono sapere che tutto è orchestrato da Dio e dipende da quanto Egli decreta. Da un altro, le persone devono essere ragionevoli e i genitori, mettendo al mondo i figli, stanno sperimentando qualcosa di speciale nella vita in maniera naturale. Hanno già guadagnato molto dai figli e sono arrivati ad apprezzare i dolori e le gioie della genitorialità. Questo processo è un’esperienza arricchente nella loro vita e, naturalmente, anche memorabile. Compensa le manchevolezze e l’ignoranza che esistono nella loro umanità. Come genitori, dal crescere i figli hanno già ottenuto ciò che avrebbero dovuto. Se non si accontentano di questo e pretendono che i figli li servano come assistenti o come schiavi e si aspettano che li ripaghino per averli allevati mostrando loro pietà filiale, prendendosi cura di loro in vecchiaia, occupandosi dei loro funerali, mettendoli in una bara, impedendo che il loro corpo marcisca in casa, piangendo amaramente per loro quando muoiono, restando in lutto e addolorandosi per tre anni e così via, e lasciano che i figli ripaghino il loro debito attraverso queste cose, allora ciò diventa irragionevole e disumano. Vedi, quanto al modo in cui Dio insegna a trattare i genitori, Egli richiede solo di essere filiali nei loro confronti e non richiede affatto che i figli mantengano i genitori fino alla morte. Dio non dà alle persone questa responsabilità e questo obbligo: Egli non ha mai detto nulla del genere. Dio raccomanda ai figli solo di essere devoti verso i genitori. Mostrare pietà filiale nei confronti dei genitori è un’affermazione generale, di ampio respiro. Parlandone oggi in termini specifici, significa adempiere alle tue responsabilità entro i limiti delle tue capacità e condizioni; è sufficiente fare questo. Tutto qui, questo è l’unico requisito posto ai figli. Allora, come andrebbe inteso ciò da parte dei genitori? Dio non esige che “i figli devono essere devoti verso i genitori, prendersi cura di loro in vecchiaia e accompagnarli al loro congedo”. Pertanto, i genitori dovrebbero abbandonare il loro egoismo e non aspettarsi che tutto ciò che riguarda i figli ruoti intorno a sé stessi soltanto perché li hanno messi al mondo. Se i figli non ruotano intorno ai genitori e non li considerano il centro della loro vita, allora non è giusto che i genitori li rimproverino continuamente, tormentino la loro coscienza e dicano cose come: “Sei ingrato e disobbediente, non sei devoto, e neanche dopo averti cresciuto per così tanto tempo posso contare su di te”, rimproverando sempre i figli in questo modo e caricandoli di fardelli. Esigere che i figli siano loro devoti e stiano al loro fianco, si prendano cura di loro in età avanzata, si occupino dei loro funerali e pensino costantemente a loro ovunque vadano è una linea d’azione intrinsecamente sbagliata, nonché un pensiero e un’idea disumani. Tale modo di pensare potrebbe esistere in varie misure in diversi Paesi o tra diversi gruppi etnici ma, guardando alla cultura tradizionale cinese, i cinesi pongono un’enfasi particolare sulla pietà filiale. Dall’antichità a oggi, questa è sempre stata discussa ed enfatizzata come una parte dell’umanità delle persone e come criterio per valutare se qualcuno è buono o cattivo. Naturalmente, nella società sono comuni anche la pratica e l’opinione pubblica secondo cui, se i figli non sono devoti, anche i genitori se ne vergogneranno e i figli si sentiranno incapaci di sopportare questa macchia sulla loro reputazione. Sotto l’influenza di vari fattori, anche i genitori sono profondamente avvelenati da questo pensiero tradizionale, ed esigono senza riflessione né discernimento che i figli siano loro devoti. Qual è lo scopo di crescere dei figli? Non si tratta di un tuo scopo personale, ma di una responsabilità e di un obbligo che ti ha dato Dio. Da un lato crescere dei figli appartiene all’istinto umano, da un altro rientra tra le responsabilità umane. Tu scegli di mettere al mondo dei figli per istinto e responsabilità, non per premunirti per la vecchiaia ed essere accudito quando sarai anziano. Questo punto di vista non è forse corretto? (Sì.) Coloro che non hanno figli possono forse evitare di invecchiare? Invecchiare significa necessariamente essere infelici? Non necessariamente, giusto? Le persone senza figli possono comunque vivere fino alla vecchiaia e alcune sono addirittura in salute, si godono i loro ultimi anni e muoiono in pace. Chi invece ha dei figli potrà essere certo di godersi gli ultimi anni in felicità e salute? (Non necessariamente.) Pertanto la salute, la felicità e la situazione di vita dei genitori che raggiungono una tarda età, così come la qualità della loro vita materiale, in realtà hanno poco a che fare con la devozione mostrata dai figli e non vi è una correlazione diretta tra le due cose. La tua situazione di vita, la tua qualità di vita e le condizioni fisiche di cui godi in età avanzata dipendono da ciò che Dio ha decretato per te e dall’ambiente di vita che Egli dispone per te, e non hanno alcuna correlazione diretta con il fatto che i tuoi figli ti siano devoti o meno. I tuoi figli non sono obbligati a farsi carico della responsabilità della tua situazione di vita in età avanzata. Non è così? (Sì.) Quindi, a prescindere dall’atteggiamento che i figli hanno nei confronti dei genitori, che siano o meno disposti a prendersi cura di loro, che vi dedichino molto impegno oppure che non vogliano minimamente farlo, si tratta del loro atteggiamento in quanto figli. Per ora lasciamo da parte la prospettiva dei figli e parliamo invece solo da quella dei genitori. I genitori non dovrebbero pretendere che i figli siano loro devoti, che si prendano cura di loro in vecchiaia e che si facciano carico del fardello dei loro ultimi anni: non è necessario. Da un lato, si tratta di un atteggiamento che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli e, dall’altro, della dignità che dovrebbero possedere. Naturalmente, c’è poi un aspetto più importante, ossia il principio al quale i genitori, in quanto esseri creati, dovrebbero attenersi nel trattare i figli. Se i tuoi figli sono premurosi, devoti e disposti a prendersi cura di te, non devi respingerli; se invece non sono disposti a farlo, non devi lamentarti e brontolare tutto il tempo oppure provare disagio o insoddisfazione nel tuo cuore, né serbare rancore nei loro confronti. Dovresti assumerti la responsabilità e il fardello della tua vita e della tua sopravvivenza, nei limiti delle tue possibilità, e non affibbiarli agli altri, soprattutto non ai tuoi figli. Dovresti affrontare in modo attivo e corretto una vita priva della compagnia o dell’aiuto dei tuoi figli e, anche se sei lontano da loro, puoi comunque affrontare da solo qualsiasi cosa la vita ti porti. Naturalmente, se hai bisogno di un aiuto indispensabile da parte dei tuoi figli, puoi chiederlo, ma non dovresti basarti sull’idea che loro ti debbano essere devoti o che tu debba fare affidamento su di loro. Al contrario, sia tu che loro dovreste approcciare le cose che fate l’uno per gli altri dal punto di vista dell’adempimento delle vostre responsabilità, in modo da gestire il rapporto tra genitore e figlio in modo ragionevole. Naturalmente, se sia tu che loro siete ragionevoli, vi lasciate spazio e vi rispettate a vicenda, alla fine riuscirete a relazionarvi meglio e in modo più armonioso, e a conservare questo affetto familiare e la premura, la preoccupazione e l’amore reciproci. Naturalmente, fare queste cose sulla base del rispetto e della comprensione reciproci è più umano e appropriato. Non è così? (Sì.) Quando i tuoi figli sono in grado di approcciare e assolvere correttamente le loro responsabilità e tu, in quanto genitore, smetti di porre loro richieste eccessive o inappropriate, troverai alquanto naturale e normale tutto ciò che fanno e ti sembrerà ottimo. Non li tratterai più con lo stesso occhio critico di prima, trovando qualsiasi cosa facciano sgradevole, sbagliata o insufficiente a ripagare il debito di averli cresciuti. Al contrario, affronterai tutto con l’atteggiamento giusto, sarai riconoscente a Dio per la compagnia e la pietà filiale che i tuoi figli ti offrono e li riterrai alquanto dignitosi, nonché umani. Se anche non ti forniranno compagnia e pietà filiale, non incolperai Dio né ti pentirai di averli allevati, e tanto meno li odierai. In breve, è fondamentale che i genitori affrontino correttamente qualsiasi atteggiamento i figli assumano verso di loro. Affrontarlo correttamente significa non pretendere troppo da loro, non comportarsi in modo estremo nei loro confronti e certamente non esprimere critiche o giudizi disumani o negativi su qualsiasi cosa facciano. In questo modo, inizierai a vivere con dignità. In quanto genitore, in base alle tue capacità, alle tue condizioni e naturalmente a quanto decretato da Dio, dovresti godere di tutto ciò che Egli ti dona, e se non ti dà una certa cosa dovresti ringraziarLo e sottometterti a Lui. Non dovresti paragonarti agli altri, dicendo: “Guarda quella tale famiglia, il figlio è così devoto ai genitori, li porta sempre a fare un giro in macchina e in vacanza al sud. Ogni volta che torna a trovarli, è carico di borse di tutte le dimensioni. È un figlio così devoto! Guardalo, i suoi possono contare su di lui. Dovresti crescere un figlio di quel tipo per avere qualcuno che si prenda cura di te in età avanzata. Guarda invece nostro figlio: torna a casa a mani vuote e non ci compra mai nulla; e non solo questo, ma torna anche raramente. Se non lo chiamo io, lui non si fa vedere. E poi, una volta tornato, vuole solo mangiare e bere e non fa mai niente”. In questo caso, non chiamarlo per chiedergli di tornare. Chiedergli di tornare a casa non equivale forse a voler essere infelice? Sai che se torna a casa si limiterà a mangiare e bere a sbafo, quindi perché lo chiami? Se non hai alcun motivo per farlo, gli chiederai comunque di venire da te? Non è forse perché ti stai svilendo e comportando da egoista? Vuoi continuamente fare affidamento su di lui, nella speranza di non averlo cresciuto invano e che colui che hai cresciuto non sia un ingrato senza cuore. Vuoi sempre dimostrare che colui che hai cresciuto non è un ingrato senza cuore, che il tuo è un figlio devoto. A cosa serve dimostrarlo? Non sai vivere bene da te la tua vita? Non puoi vivere senza figli? (Sì.) Puoi continuare a vivere. Ci sono fin troppi esempi simili a questo, non è vero?

Alcuni si aggrappano a una nozione distorta e superata, e dicono: “Non importa se le persone fanno figli perché siano loro devoti e se i figli sono devoti finché i genitori sono ancora in vita ma, quando muoiono, i figli devono occuparsi del loro funerale. Se i genitori non hanno i figli al loro fianco, nessuno saprà quando moriranno e il loro corpo marcirà in casa”. Che importa se nessuno lo saprà? Quando muori, sei morto e non sei più cosciente di nulla. Quando il tuo corpo muore, la tua anima lo abbandona immediatamente. Dovunque il corpo si trovi o qualsiasi aspetto abbia dopo la morte, non è forse comunque morto? Anche se viene messo in una bara e sepolto nella terra dopo un funerale in pompa magna, comunque marcirà, non è così? La gente pensa: “È una cosa gloriosa avere dei figli al tuo fianco che si occupano del tuo funerale, che si vestono a lutto per te, che si truccano e che organizzano un funerale in pompa magna. Se muori e non c’è nessuno a organizzare il tuo funerale o ad accompagnarti al tuo congedo, è come se la tua intera vita non avesse avuto una conclusione adeguata”. Quest’idea è corretta? (No.) Al giorno d’oggi, i giovani non prestano molta attenzione a queste cose, ma ci sono ancora persone in zone remote e anziani poco avveduti che hanno profondamente radicati nel cuore il pensiero e il punto di vista secondo cui i figli devono prendersi cura dei genitori in età avanzata e accompagnarli al loro congedo. Comunque tu condivida con loro sulla verità, essi non la accettano: qual è la conseguenza finale di ciò? La conseguenza è che soffrono enormemente. Questo tumore è rimasto a lungo nascosto dentro di loro e ne saranno avvelenati. Quando lo asporteranno e lo rimuoveranno, non ne saranno più avvelenati e vivranno liberi. Ogni azione sbagliata deriva da pensieri sbagliati. Se costoro hanno paura di morire e marcire in casa, penseranno continuamente: “Devo tirare su un figlio. Quando crescerà, non posso permettergli di allontanarsi troppo. E se non fosse al mio fianco quando morirò? Non avere qualcuno che si prenderà cura di me in vecchiaia o che mi accompagni al mio congedo sarebbe il più grande rimpianto della mia vita! Se avrò qualcuno che farà questo per me, allora non avrò vissuto invano. In quel caso, la mia sarebbe stata una vita perfetta. A prescindere da tutto, non posso essere oggetto di scherno da parte dei miei vicini”. Questa mentalità non è forse distorta? (Sì.) È una mentalità ristretta e degenerata, che attribuisce al corpo fisico un’importanza eccessiva! In realtà, il corpo fisico non ha alcun valore: dopo le esperienze della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte, non ne rimane più nulla. Solo se le persone hanno acquisito la verità mentre erano in vita, quando sono state salvate, allora vivranno per sempre. Se non hai acquisito la verità, quando il tuo corpo morirà e si decomporrà non ne rimarrà nulla; per quanto i tuoi figli siano devoti nei tuoi confronti, non potrai goderne. Quando una persona muore e i suoi figli la seppelliscono in una bara, quel vecchio corpo può forse sentire qualcosa? Può percepire qualcosa? (No, non può.) Non ha alcuna percezione. Ma in vita le persone attribuiscono enorme importanza a tale questione, pretendendo molto dai figli in termini di accompagnarle al loro congedo; è una cosa sciocca, non è vero? (Sì.) Alcuni figli dicono ai loro genitori: “Noi crediamo in Dio. Finché sarete in vita vi saremo devoti, ci prenderemo cura di voi e vi serviremo. Ma quando morirete non organizzeremo il vostro funerale”. All’udire queste parole, i genitori si arrabbiano. Non si arrabbiano per nessun’altra cosa che dici, ma appena parli di questo esplodono, dicendo: “Che cosa hai detto? Tu, figlio ingrato, ti spezzo le gambe! Preferirei non averti messo al mondo; ti uccido!” Nient’altro di quello che dici li infastidisce, solo questo. Durante la loro vita i figli hanno avuto numerose occasioni per trattarli bene, ma loro hanno insistito che si occupassero dei loro funerali. Poiché i figli hanno iniziato a credere in Dio, hanno detto ai genitori: “Quando morirai, non terremo una cerimonia per te: ti cremeremo e troveremo un posto dove conservare l’urna. Finché sei ancora in vita ti permetteremo di godere della benedizione di averci accanto, ti forniremo cibo e vestiti e ti eviteremo di subire torti”. Ciò non è forse realistico? I genitori rispondono: “Nulla di tutto questo ha importanza. Quello che voglio è che voi organizziate il mio funerale quando morirò. Se non vi prendete cura di me in vecchiaia e non mi accompagnate al mio congedo, non ve lo perdonerò mai!” Quando una persona è così sciocca, non riesce a capire un ragionamento così semplice e, comunque glielo spieghi, non lo comprenderà, è come un animale. Perciò, se persegui la verità, in quanto genitore dovresti innanzitutto abbandonare i pensieri e i punti di vista tradizionali, distorti e degenerati in merito al fatto che i tuoi figli siano devoti o meno, che si prendano cura di te in età avanzata e che si occupino del tuo funerale, e approcciare la questione in modo corretto. Se i tuoi figli ti sono veramente devoti, allora accettalo correttamente. Se invece non dispongono delle condizioni, dell’energia o del desiderio di essere devoti nei tuoi confronti, e quando invecchi non possono prendersi cura di te standoti accanto oppure accompagnarti al tuo congedo, allora non devi pretenderlo né essere triste. Tutto è nelle mani di Dio. C’è un tempo per nascere e anche la morte ha un suo ruolo, e Dio ha decretato dove le persone nasceranno e dove moriranno. Anche se i tuoi figli ti fanno delle promesse, dicendo: “Quando morirai, sarò sicuramente al tuo fianco; non ti abbandonerò mai”, non è stato Dio a orchestrare queste circostanze. Quando starai per morire, potrebbe capitare che i tuoi figli non siano al tuo fianco e che, per quanto cerchino di affrettarsi a tornare, non facciano in tempo: non riusciranno a vederti per l’ultima volta. Potrebbe capitare che tornino solamente dopo quattro o cinque giorni dal momento in cui hai esalato l’ultimo respiro, quando il tuo corpo si è ormai praticamente decomposto. Le loro promesse sono servite a qualcosa? Non riescono nemmeno a essere padroni della loro vita. Te l’ho già detto, ma tu non ci credi. Insisti a farli promettere. Le loro promesse servono a qualcosa? Ti stai lasciando illudere e pensi che i tuoi figli possano mantenere le loro promesse. Lo credi davvero? Non possono farlo. Nemmeno loro sanno dove saranno e cosa faranno ogni giorno né cosa riserverà loro il futuro. Le loro promesse servono in realtà a ingannarti dandoti un falso senso di sicurezza, e tu ci credi. Non riesci ancora a capire che il destino delle persone è nelle mani di Dio.

Quanto genitori e figli siano destinati a stare insieme e quanto i genitori possano guadagnare dai figli, i non credenti lo definiscono “ricevere assistenza” o “non ricevere assistenza”. Noi non sappiamo cosa questo significhi. In parole povere, la possibilità di contare sui figli è in definitiva predestinata e decretata da Dio. Non è che tutto vada esattamente come tu desideri. Naturalmente, tutti vogliono che le cose vadano bene e poter ottenere dei benefici dai figli. Ma perché non hai mai considerato se sei destinato a questo oppure no, se è scritto nel tuo destino? Quanto durerà il legame tra te e i tuoi figli, il fatto che i lavori che svolgerai nella vita avranno una correlazione con loro oppure no, il fatto che Dio abbia o meno disposto che i tuoi figli prendano parte agli eventi significativi della tua vita e il fatto che saranno tra le persone coinvolte quando vivrai un evento importante della tua esistenza: tutto questo dipende da ciò che decreta Dio. Se Dio non l’ha decretato, dopo che avrai cresciuto i tuoi figli fino all’età adulta, anche se non li spingerai tu ad andarsene di casa, quando arriverà il momento lo faranno da soli. Questo è qualcosa che le persone devono comprendere. Se non riesci a comprendere questo aspetto ti aggrapperai sempre a desideri e richieste personali, stabilirai varie regole e accetterai varie ideologie per il tuo godimento fisico. Cosa succederà alla fine? Lo scoprirai quando morirai. Hai fatto molte cose sciocche durante la tua vita e hai pensato a molte cose irrealistiche che non sono conformi ai fatti né a quanto decretato da Dio. Non sarà troppo tardi renderti conto di tutto questo sul tuo letto di morte? Non è così? (Sì.) Approfitta finché sei ancora in vita e il tuo cervello è ancora lucido, finché sei ancora in grado di accettare alcune cose positive, e affrettati a farlo. Questo non significa trasformarle in una teoria o in uno slogan ideologici, ma tentare di attuarle e metterle in pratica. Abbandona gradualmente le tue idee personali e i tuoi desideri egoistici e non pensare che, in quanto genitore, qualsiasi cosa tu faccia sia giusta e accettabile o che i tuoi figli debbano accettarla. Questo tipo di ragionamento non esiste in nessuna parte del mondo. I genitori sono esseri umani, e non lo sono anche i figli? I tuoi figli non sono tuoi accessori o tuoi schiavi; sono esseri creati indipendenti: che cosa ha a che fare con te il fatto che siano devoti o meno? Perciò, a prescindere da che tipo di genitore sei, dall’età dei tuoi figli o dal fatto che abbiano raggiunto l’età della devozione nei tuoi confronti o quella della vita indipendente, come genitore dovresti adottare queste idee e stabilire pensieri e punti di vista corretti su come trattare i tuoi figli. Non dovresti spingerti agli estremi né valutare tutto in base a tali pensieri e punti di vista sbagliati, decadenti o superati. Questi pensieri e punti di vista potranno essere conformi alle nozioni umane, agli interessi umani e ai bisogni fisici ed emotivi degli esseri umani, ma non sono la verità. Indipendentemente dal fatto che tu ritenga queste cose corrette o inappropriate, in definitiva possono solo arrecarti vari problemi e fardelli, intrappolarti in varie situazioni difficili e spingerti a manifestare la tua irruenza con i tuoi figli. Tu esporrai le tue ragioni, loro esporranno le loro e alla fine vi odierete e vi incolperete a vicenda. La famiglia non sembrerà più una famiglia: vi scaglierete l’uno contro l’altro e diventerete nemici. Se tutti accettano la verità e i pensieri e i punti di vista corretti, tali questioni saranno facili da affrontare e i contrasti e le controversie che ne deriveranno verranno risolti. Se invece si persiste sulle nozioni tradizionali, non solo questi problemi rimarranno irrisolti, ma i contrasti derivanti si aggraveranno. La cultura tradizionale non è di per sé un criterio secondo il quale valutare le situazioni. Ha a che fare con l’umanità e coinvolge anche cose della carne come gli affetti, i desideri egoistici e l’irruenza delle persone. Naturalmente, c’è anche qualcosa che costituisce l’aspetto più essenziale della cultura tradizionale, vale a dire l’ipocrisia. Le persone usano la devozione dei figli per dimostrare che li hanno educati bene e che i figli possiedono umanità; allo stesso modo, i figli usano la propria devozione verso i genitori per dimostrare che non sono degli ingrati, bensì gentiluomini e gentildonne umili e modesti, guadagnandosi così una posizione tra le varie razze e i vari gruppi della società e facendone un mezzo di sopravvivenza. Questo è di per sé l’aspetto più ipocrita ed essenziale della cultura tradizionale e non è un criterio di valutazione delle situazioni. Dunque, per quanto li riguarda, i genitori dovrebbero abbandonare questi requisiti posti nei confronti dei figli e utilizzare pensieri e punti di vista corretti per trattare i figli e valutare gli atteggiamenti che i figli hanno verso di loro. Se non possiedi o non comprendi la verità, dovresti quanto meno considerare la questione dalla prospettiva dell’umanità. Come si fa a considerarla dalla prospettiva dell’umanità? I figli che vivono in questa società, in vari gruppi, posizioni lavorative e classi sociali, non hanno una vita facile. Hanno cose da affrontare e da gestire in ambienti diversi e variegati. Hanno la loro vita e il loro destino stabiliti da Dio, e hanno anche i loro metodi di sopravvivenza. Naturalmente, nella società moderna, le pressioni esercitate su ogni individuo indipendente sono molto forti. Ognuno affronta problemi di sopravvivenza, rapporti tra superiori e subordinati, problemi correlati ai figli, e così via. A dire il vero, non è facile per nessuno. Soprattutto nel moderno ambiente di vita caotico e frenetico, pieno ovunque di competizione e di conflitti sanguinosi, nessuno ha vita facile, vivere è piuttosto difficile per tutti. Non approfondirò come si sia arrivati a questo. Vivendo in un ambiente del genere, se una persona non crede in Dio e non compie il proprio dovere, non le rimane alcun cammino da percorrere. L’unico che ha è quello di perseguire il mondo, di mantenersi in vita, di adattarsi costantemente a questo mondo e di lottare per il proprio futuro e la propria sopravvivenza a tutti i costi così da andare avanti giorno dopo giorno. In effetti, ogni giorno è doloroso per costoro, ogni giorno comporta degli sforzi. Pertanto, se i genitori pretendono che i figli facciano questo o quello, senza dubbio aggiungeranno la beffa al danno, distruggendoli e tormentandoli fisicamente e mentalmente. I genitori hanno i loro circoli sociali, i loro stili di vita e i loro ambienti di vita, mentre i figli hanno i loro ambienti e spazi e i loro contesti di vita. Se i genitori interferiscono troppo o pongono richieste eccessive ai figli, chiedendo loro di fare nei loro confronti questo e quello così da ripagare gli sforzi che hanno fatto per loro, ebbene, se la consideri da questa prospettiva, è una cosa alquanto disumana, non è vero? Indipendentemente da come i figli vivono o sopravvivono o dalle difficoltà che si trovano ad affrontare nella società, i genitori non hanno alcuna responsabilità o obbligo di fare qualcosa per loro. Detto questo, i genitori dovrebbero anche astenersi dall’aggiungere problemi o fardelli alle vite complicate o alle difficili situazioni di vita dei figli. Ecco cosa dovrebbero fare i genitori. Non pretendere troppo dai tuoi figli e non rimproverarli troppo. Dovresti trattarli in modo equo e paritario e considerare la loro situazione con empatia. Naturalmente, i genitori dovrebbero anche gestire le proprie vite. I figli rispetteranno un genitore di questo genere, il quale sarà degno di rispetto. Come genitore, se credi in Dio e adempi ai tuoi doveri, allora, qualunque dovere tu svolga nella casa di Dio, non avrai tempo di pensare a cose come esigere che i tuoi figli ti siano devoti e fare affidamento sul fatto che ti mantengano in vecchiaia. Se ci sono ancora individui simili, non sono dei veri credenti e di certo non perseguono la verità: tutti loro non sono che degli sciocchi e dei miscredenti. Non è forse così? (Sì.) Se i genitori hanno da fare, se hanno dei doveri da compiere e sono occupati con il lavoro, allora non dovrebbero certo parlare del fatto che i figli siano loro devoti o meno. Se i genitori non fanno che tirare in ballo tale questione, dicendo: “I miei figli non sono devoti: non posso contare su di loro e quando sarò vecchio non saranno in grado di mantenermi”, allora sono solo indolenti e oziosi e vanno in cerca di problemi senza una ragione. Non è forse così? Cosa dovreste fare di fronte a genitori di questo tipo? Dare loro una lezione. E in che modo? Vi basterà dire loro: “Non sei in grado di vivere autonomamente? Ti trovi al punto di non poter più mangiare o bere? Ti trovi al punto di non poter più sopravvivere? Se sei in condizione di vivere, allora fallo; se non lo sei, allora muori!” Avete il coraggio di dire una cosa del genere? DiteMi, è disumano dire ciò? (Io non ne avrei il coraggio.) Non sareste in grado di dirlo, vero? Non riuscireste a sopportare di farlo. (Esatto.) Quando avrete qualche anno in più ne sarete capaci. Se i tuoi genitori hanno fatto troppe cose che hanno destato la tua rabbia, allora sarai in grado di dirlo. Sono stati molto buoni con te e non ti hanno mai fatto del male, ma se te ne faranno sarai capace di dirlo. Non è così? (Sì). Se pretendono sempre che torni a casa da loro, dicendo: “Vieni da me e portami dei soldi, figlio ingrato!” e ti rimproverano e ti maledicono ogni giorno, allora riuscirai a dirlo. Dirai: “Se sei in grado di vivere, allora vivi; se no, muori! Non puoi continuare a vivere senza figli? Guarda quelle persone anziane che non hanno figli: non vivono forse bene e non sono felici a sufficienza? Si prendono cura della propria vita ogni giorno e, se hanno un po’ di tempo libero, escono a fare una passeggiata ed esercizio fisico. Ogni giorno la vita appare loro alquanto soddisfacente. Guarda te stesso: non ti manca nulla, quindi perché non puoi continuare a vivere? Ti stai svilendo e meriti di morire! Dovremmo essere devoti nei tuoi confronti? Non siamo tuoi schiavi né una tua proprietà privata. Devi percorrere il tuo cammino, e noi non siamo obbligati ad assumerci questa responsabilità. Ti abbiamo garantito cibo, vestiti e cose da usare a sufficienza. Perché stai creando problemi? Se continui a farlo, ti mandiamo in casa di riposo!” È così che andrebbero trattati genitori del genere, non è vero? Non vanno viziati. Se non ci sono i figli a prendersi cura di loro, piangono e singhiozzano tutto il giorno, come se stesse finendo il mondo, come se non potessero continuare a vivere. Se non possono continuare a vivere, che muoiano e si arrangino; ma non moriranno, tengono troppo alla loro vita. La loro filosofia di vita consiste nel fare affidamento sugli altri per vivere meglio, più liberi e con più motivazione. Devono fondare la loro felicità e la loro gioia sulla sofferenza dei figli. Simili genitori non dovrebbero morire? (Sì.) Sono soddisfatti, felici e orgogliosi se i figli stanno loro accanto e li servono ogni giorno, mentre i figli devono soffrire e subire. Questi genitori non dovrebbero morire? (Sì.)

Per oggi concludiamo la nostra comunione in merito all’ultimo aspetto inerente alle aspettative nutrite dai genitori nei confronti dei figli. Ti è chiara la questione dell’approccio dei genitori al fatto che i figli siano devoti, affidabili, si prendano cura di loro in vecchiaia e li accompagnino al loro congedo? (Sì.) Come genitore, non dovresti porre tali richieste, avere tali pensieri e punti di vista, né riporre tali speranze nei tuoi figli: loro non ti devono nulla. La tua responsabilità crescerli; che poi tu lo faccia bene o meno, è un altro discorso. Non ti devono nulla: sono buoni con te e si prendono cura di te solo per adempiere a una responsabilità, non per ripagare un debito, poiché non ti devono nulla. Pertanto, non hanno l’obbligo di essere devoti nei tuoi confronti né di essere persone su cui tu possa contare e fare affidamento. Hai capito? (Sì.) Si prendono cura di te, sono persone su cui puoi contare e ti danno un po’ di soldi da spendere: questa è solo la loro responsabilità di figli, non è devozione filiale. Abbiamo già citato la metafora dei corvi che nutrono i genitori e degli agnelli che si inginocchiano per suggere il latte. Persino gli animali capiscono questa dottrina e sanno attuarla, ovviamente anche gli esseri umani dovrebbero farlo! Gli esseri umani sono gli esseri creati più evoluti tra tutti gli esseri viventi, creati da Dio con pensieri, umanità ed emozioni. In quanto esseri umani, capiscono tale questione senza bisogno che venga loro insegnata. Che i tuoi figli possano essere devoti o meno dipende in generale dal fatto che Dio abbia stabilito un destino che vi lega, che esista un rapporto complementare e di sostegno reciproco tra di voi e che tu possa godere di questa benedizione; più in dettaglio, dipende dal fatto che i tuoi figli possiedano umanità oppure no. Se sono veramente dotati di coscienza e ragione, allora non hai bisogno di istruirli: lo capiranno fin da piccoli. Se capiscono tutto fin da piccoli, non pensi che capiranno ancora di più quando cresceranno? Non è così? (Sì.) Fin da piccoli capiscono dottrine come “Guadagnare soldi da spendere per mamma e papà è ciò che fanno i bravi bambini”, quindi non lo capiranno ancora di più da adulti? Avranno comunque bisogno di essere istruiti? I genitori dovranno lo stesso impartire loro queste lezioni ideologiche? Non ce ne sarà bisogno. Pertanto, è sciocco da parte dei genitori pretendere che i figli siano loro devoti, che si prendano cura di loro in vecchiaia e che li accompagnino al loro congedo. I figli che metti al mondo non sono forse esseri umani? Sono per caso alberi o fiori di plastica? Davvero non capiscono, davvero devi istruirli? Persino i cani lo capiscono. Guarda, quando due cuccioli sono insieme alla madre, se altri cani iniziano a correre verso la madre e ad abbaiare, loro non lo tollerano: proteggono la madre da dietro il recinto e non permettono agli altri cani di abbaiare contro di lei. Persino i cani lo capiscono, ovviamente anche gli umani dovrebbero! Non c’è bisogno di insegnarglielo: assolvere le responsabilità è qualcosa di cui gli esseri umani sono capaci e i genitori non hanno bisogno di inculcare questi pensieri nei figli, che si comporteranno così da sé. Se i figli sono privi di umanità, allora non lo faranno neanche nelle giuste condizioni; se invece possiedono umanità e le giuste condizioni, lo faranno naturalmente. Pertanto, i genitori non hanno bisogno di avanzare pretese nei confronti dei figli, di sollecitarli o di rimproverarli per quanto riguarda l’essere loro devoti o meno. Nulla di tutto ciò è necessario. Se puoi godere della pietà filiale dei tuoi figli, questa è una benedizione. Se non puoi goderne, non è una perdita per te. Tutto è decretato da Dio, non è così? Bene, per oggi concludiamo qui la nostra comunione. Arrivederci!

27 maggio 2023

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