3. Perché non si possono conseguire la trasformazione dell’indole e la salvezza senza conoscenza di se stessi

Parole di Dio attinenti:

Il mutamento dell’indole umana parte dalla conoscenza che l’uomo ha della propria essenza e si attua mediante una trasformazione del suo pensiero, della sua natura e dei suoi schemi mentali, cioè tramite cambiamenti fondamentali. Solo così si otterranno veri mutamenti nell’indole umana. L’indole corrotta dell’uomo deriva dal fatto che Satana lo ha avvelenato e calpestato, dai danni ingenti che Satana ha inflitto al suo pensiero, alla sua moralità, al suo discernimento e alla sua ragione. È appunto perché queste realtà fondamentali dell’uomo sono state corrotte da Satana e sono totalmente diverse da come Dio le aveva create in origine, che l’uomo si oppone a Dio e non comprende la verità. Perciò, i mutamenti dell’indole umana devono incominciare dalla trasformazione del suo pensiero, del suo discernimento e della sua ragione, e ciò determinerà un cambiamento nella sua conoscenza di Dio e della verità. Chi è nato in quella che è la più profondamente corrotta tra tutte le terre è ancor più ignorante riguardo alla natura di Dio o a cosa significhi credere in Lui. Più le persone sono corrotte, meno sanno dell’esistenza di Dio e più poveri sono la loro ragione e il loro discernimento. La fonte della resistenza e della ribellione dell’uomo verso Dio è la sua corruzione a opera di Satana. Essendo l’uomo stato corrotto da Satana, la sua coscienza si è intorpidita; l’uomo è immorale, i suoi pensieri depravati e i suoi schemi mentali sono arretrati. Prima che fosse corrotto da Satana, l’uomo seguiva naturalmente Dio e obbediva alle Sue parole dopo averle udite. Era dotato per natura di una ragione e di una coscienza solide, nonché di una normale umanità. A seguito della corruzione di Satana, la ragione, la coscienza e l’umanità originarie dell’uomo si sono indebolite e sono state compromesse da Satana. Egli ha perciò perduto l’obbedienza a Dio e l’amore per Lui. La ragione dell’uomo si è fatta aberrante, la sua indole è diventata come quella di un animale e la sua insubordinazione verso Dio sempre più frequente e grave. Ciononostante, l’uomo continua a non sapere e a non riconoscere ciò e non fa altro che opporsi e ribellarsi ciecamente. L’indole dell’uomo si rivela nel modo in cui si esplicitano la sua ragione, il suo discernimento e la sua coscienza, e, dato che la sua ragione e il suo discernimento non sono sani e la sua coscienza si è estremamente intorpidita, la sua indole è ribelle a Dio. Se la ragione e il discernimento umani non cambiano, allora anche la trasformazione dell’indole umana sarà impensabile, così come lo sarà il conformarsi alla volontà di Dio. Se la ragione dell’uomo non è sana, egli non può servire Dio e Dio non può servirsi di lui. Con “normale ragione” si intende il fatto di obbedire ed essere fedeli a Dio, di desiderare Dio, di avere una totale dedizione a Dio e di rivolgere a Dio la propria coscienza. Vuol dire essere in sintonia con Dio con il cuore e con la mente e non opporsi deliberatamente a Lui. Chi ha una ragione deviata non è così. Essendo stato corrotto da Satana, l’uomo ha sviluppato delle nozioni riguardo a Dio e non ha mostrato alcuna lealtà o desiderio nei Suoi confronti, per non parlare di una coscienza volta verso Dio. L’uomo si oppone deliberatamente a Dio ed esprime giudizi su di Lui e, per di più, scaglia invettive contro di Lui alle Sue spalle. Sebbene gli sia chiaro di avere a che fare con Dio, l’uomo esprime giudizi su di Lui alle Sue spalle, non ha alcuna intenzione di obbedirGli e si limita ad avanzare pretese e fare richieste alla cieca nei confronti di Dio. Persone di tal genere, cioè coloro che hanno una ragione deviata, sono incapaci di vedere il loro spregevole comportamento o di pentirsi della loro insubordinazione. Se le persone sanno conoscere sé stesse, significa che hanno recuperato un po’ della loro ragione; più le persone che ancora non conoscono sé stesse sono ribelli nei confronti di Dio e meno la loro ragione è sana.

Tratto da “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio” in “La Parola appare nella carne”

Ogni singola cosa esistente nei nostri cuori è in opposizione a Dio, comprese le cose che riteniamo buone e persino quelle che crediamo già essere positive. Noi abbiamo elencato queste cose come verità, come parte della umanità normale e come cose positive, ma dal punto di vista di Dio sono detestabili. Il divario tra ciò che pensiamo e la verità di cui Dio parla è incommensurabile. Ecco perché dobbiamo conoscere noi stessi. Vale la pena di approfondire ed esaminare attentamente ogni cosa, dalle nostre idee, punti di vista e azioni fino all’educazione culturale che abbiamo ricevuto. Di queste cose, alcune derivano dall’ambiente sociale, altre dalla famiglia, altre dalla formazione scolastica e altre ancora dai libri. Alcune sono il frutto delle nostre nozioni e fantasie, ed è questa tipologia di cose la più spaventosa, perché esse condizionano e controllano le nostre parole e le nostre azioni, dominano le nostre menti e guidano le nostre motivazioni, i nostri intenti e gli obiettivi di ciò che facciamo. Se non portiamo alla luce queste cose, non accoglieremo mai in pieno le parole di Dio dentro di noi, non accetteremo mai senza riserve i Suoi requisiti e non li metteremo mai in pratica. Fin tanto che coltivi idee e punti di vista personali, nonché convinzioni su cose che ritieni essere corrette, non accetterai mai appieno e senza riserve le parole di Dio e non le metterai in pratica nella loro forma originale; sicuramente le metterai in pratica solo dopo averle elaborate nella tua mente. Sarà questo il modo in cui fai le cose e anche in cui aiuti gli altri: potrai anche tenere condivisioni sulle parole di Dio, ma vi saranno sempre le tue impurità mescolate, e penserai che ciò significhi mettere in pratica la verità, di averla compresa e di possedere tutto. Non è pietoso lo stato dell’umanità? Non è spaventoso? Qualche parola non può bastare a esporre nella loro interezza queste cose o a chiarirle. Vi sono naturalmente molte altre cose nella vita, come gli oltre cento veleni di Satana riepilogati in precedenza. Tu hai capito le parole, ma come ti misuri nei loro confronti? Ti sei mai dedicato alla riflessione su te stesso? Non hai anche tu parte in tali veleni? Riflettono anche il tuo modo di pensare, vero? Quando fai le cose, non fai ricorso anche tu a questi veleni? Devi scavare nel profondo della tua esperienza personale e misurarla in base a queste parole. Se solo superficialmente leggiamo o diamo un’occhiata a quell’elenco di veleni di Satana e lo mettiamo da parte, leggendo senza riflettere le parole di Dio, incapaci di collegarle alla realtà e di vedere la nostra reale condizione, e attenendoci nella pratica soltanto alla lettera e alle regole delle parole di Dio presumendo di mettere così in pratica la verità, è forse tanto semplice? Le persone sono esseri viventi: tutte hanno pensieri, e nel loro cuore mettono radici gli artefatti di tali pensieri. Quando una persona agisce, tali artefatti sicuramente emergono, poiché sono già divenuti la vita di tale persona. Pertanto, in ogni cosa che fai, vi sono un punto di vista e un principio che governano come la fai, che guidano la tua rotta. Quando agisci, saprai se dentro di te esistono o no tali cose. Ora naturalmente, esaminando i tuoi pensieri e punti di vista, ritieni che non vi sia nulla di ostile a Dio; ritieni di essere sincero e leale, più che disposto a fare il tuo dovere, capace di compiere sacrifici e di spenderti per Dio, e di essere piuttosto forte in ogni campo. Eppure, se Dio mettesse alla prova la tua tempra o ti assegnasse un incarico, o ti facesse accadere qualcosa, come lo affronteresti? In un momento del genere i tuoi pensieri e punti di vista emergerebbero implacabilmente, come se si fossero rotti gli argini; sarebbero per te incontrollabili, ingestibili, e per quanto tu possa odiarli emergerebbero ugualmente: un’ondata di cose che si oppongono tutte a Dio. Se dici: “Perché non posso farci niente? Non voglio oppormi a Dio, e allora perché? Non voglio esprimere giudizi su Dio, non voglio avere concezioni su ciò che Egli fa, e allora come mai ho queste concezioni?”, allora devi sforzarti di conoscere te stesso, esaminare che cosa in te si oppone a Dio e che cosa in te è ostile e antagonistico verso l’opera da Lui attualmente svolta.

Tratto da “Soltanto riconoscendo le tue idee fuorviate puoi conoscere te stesso” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Gli esseri umani hanno dentro di sé delle condizioni che devono capire e devono percepire che sono sbagliate; altrimenti, malgrado il loro impegno nella ricerca e il loro entusiasmo, prima o poi possono cadere nel peccato. In fin dei conti, solo una minoranza riesce a conseguire la verità. Capire la verità non è una questione semplice. Ci vuole molto tempo anche per comprenderne solo una piccola parte, per guadagnare un po’ di conoscenza tramite l’esperienza, per conseguire una certa comprensione pura o guadagnare un po’ di luce. Se non risolvi tutte le impurità che sono dentro di te, in qualsiasi momento o luogo quel poco di luce può spegnersi. La principale difficoltà dell’uomo ora è che ognuno ha in sé fantasie, concezioni, desideri e ideali vacui che è incapace di scoprire. Queste cose accompagnano continuamente le persone sotto forma di falsificazioni al loro interno. È davvero una cosa molto pericolosa, e le persone tendono a esprimere lamentele in ogni momento. Nell’uomo ci sono tante falsificazioni. Anche chi ha aspirazioni valide, desiderando ricercare la verità e credere in Dio con impegno, è incapace di realizzare tutto ciò. Simili cose accadono spesso nell’esperienza di tutti: ci si imbatte in una piccola questione e, secondo gli altri, si dovrebbe riuscire facilmente a superarla. Perché non è così? Come mai chi di solito è relativamente esperto e agli altri appare relativamente forte e lucido cade nel peccato quando si imbatte in una piccola questione, e cade così rapidamente? L’uomo è veramente soggetto alla volubilità della sorte; come potrebbe mai prevederla? Ognuno ha dentro di sé certe cose che è disposto a ricercare e ottenere, e ognuno ha le sue preferenze. Il più delle volte, non riesce a percepire tutto questo oppure ritiene che queste cose siano valide, che non costituiscano nulla di male. Poi, un giorno, succede una cosa del genere e la persona inciampa; diventa negativa e debole e non riesce a rialzarsi. Può anche non sapere quale sia il problema, ritenere di essere giustificata, di avere subìto un torto da parte di Dio. Se la persona non capisce sé stessa, non potrà mai sapere dove risiedano le sue difficoltà né in quali situazioni tenda a errare e a cadere nel peccato. Tale persona è miserevole. Perciò, chi non capisce sé stesso può cadere nel peccato, errare e rovinarsi in qualsiasi momento.

Tratto da “Solo comprendendo il proprio stato si può intraprendere il giusto cammino” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Attualmente, questa è la condizione in cui esistono quasi tutti gli uomini, il grado di levatura che possiedono: riconoscono che i loro modi di fare le cose sono imperfetti, ammettono di essere cattive persone, di essere il diavolo, Satana. Raramente, però, ammettono che la loro levatura è scarsa e la loro comprensione distorta, o identificano quali aspetti della loro natura ed essenza corrispondono a ciò che è stato rivelato da Dio. Ciò equivale a non avere una vera conoscenza di sé. E coloro che non conoscono veramente se stessi possono forse riconoscere di essere corrotti? (No.) Convincere le persone ad ammettere di essere corrotte non è impresa facile. Il comportamento sistematico degli uomini dopo aver fatto qualcosa di sbagliato consiste nel riconoscere di aver commesso un errore ma, se li interroghi sulla comprensione della loro indole corrotta, dicono che le due cose sono scollegate. Affermano che è stato solo un momento di debolezza, che non hanno riflettuto bene, che hanno agito d’impulso e che non è stato intenzionale. Dire che è stato un momento di debolezza o qualcosa di involontario, insieme ad altre ragioni oggettive, è spesso uno scudo e un pretesto per non riconoscere la loro indole corrotta. Questa è forse un’ammissione sincera della loro corruzione? Se trovi costantemente delle scuse o cerchi una via di fuga per le indoli corrotte che riveli, allora non sei in grado di affrontare davvero la tua indole corrotta o di ammetterla sinceramente, né tanto meno di conoscerla… Ti succede qualcosa e riveli un’indole corrotta ma, per quanto le persone dicano che ciò che hai fatto è sbagliato o per quanto le conseguenze siano gravi, non fai nulla oltre ad ammettere di aver commesso un errore. Non sei disposto a riconoscere che è una conseguenza derivante dalla messa a nudo della tua indole corrotta. Sei disposto solo a correggere l’errore, ma mai a riconoscere l’esistenza della tua indole corrotta. E così, quando incappi di nuovo nello stesso problema, anche se c’è un cambiamento nel tuo comportamento e nel tuo approccio alle cose, la tua indole resta assolutamente immutata. È questa la difficoltà di cambiare l’indole di una persona. Se riconosci che ciò che hai rivelato dipendeva dalla tua indole corrotta – la quale ti ha spinto ad agire come preferivi, a seguire le tue regole, a non lavorare bene con gli altri – e dalla tua superbia, se ammetti che ciò è stato causato da un’indole arrogante, quali saranno i vantaggi per te? Andando avanti, svelerai questi fatti e ti sforzerai di risolvere le indoli corrotte che si rivelano in te. Ma quali saranno le conseguenze se ti limiti ad ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato? Ti concentrerai unicamente sul modo in cui agisci e metterai impegno solo in quello; correggerai il modo in cui fai le cose e, dall’esterno, sembrerà che tu le faccia correttamente. Nasconderai le rivelazioni della tua indole. Così facendo, diventerai sempre più scaltro e le tue tecniche per ingannare gli altri sempre più sofisticate. Penserai: “La ragione per cui tutti hanno assistito al mio errore questa volta è che non sono stato abbastanza attento; ciò che ho detto era troppo decisivo e ho permesso loro di vedere i miei punti deboli e di trovare qualcosa da usare contro di me. Non commetterò più lo stesso errore. Sarò più vago, mi lascerò più spazio di manovra”. Hai cambiato il modo in cui agisci e nascosto la tua indole, diventando più sfuggente, più subdolo, più fariseo. Ti concentri e lavori sui tuoi modi di fare o di dire le cose; apparentemente non si possono rilevare problemi, nessuno riesce a trovare difetti, è tutto impeccabile. Tuttavia non c’è stato il minimo cambiamento nella tua indole interiore. Se non la accetti e non la riconosci, la tua indole corrotta non potrà proprio cambiare.

Tratto dalla condivisione di Dio

L’indole corrotta è facile da trasformare? Questo riguarda l’essenza naturale di ognuno. Gli esseri umani hanno questa essenza, questa radice, che deve essere estratta un po’ per volta. Deve essere estratta da ogni condizione, dagli intenti alla base di ogni parola che si pronuncia. Deve essere analizzata e capita in base alle parole che si pronunciano. Quando tale consapevolezza si fa sempre più nitida e il tuo spirito sempre più avveduto, puoi allora conseguire il cambiamento. Trasformare l’indole corrotta richiede attenzione e diligenza. Devi prestare grande attenzione ed esaminare a poco a poco le tue intenzioni e condizioni. Quando esamini continuamente queste cose, verrà il giorno in cui all’improvviso ti renderai conto di come parli di solito: “Questo è male e non è espressione dell’umanità normale. È in contrasto con la verità e io devo cambiare il mio modo di parlare”. Dal momento in cui possiederai tale consapevolezza, percepirai sempre più chiaramente la gravità di questa indole malvagia. Allora, che cosa devi fare? Devi esaminare incessantemente le intenzioni racchiuse in quel tuo modo di parlare e, attraverso questo incessante processo di estrazione, sarai sempre più in grado di stabilire in maniera vera e precisa che hai questo genere di essenza e di indole. Quando giungerà il giorno in cui saprai autenticamente ammettere con te stesso che hai un’indole malvagia, sarai finalmente in grado di disprezzarla e detestarla. Quando si passa dal ritenere di essere persone valide, di agire in maniera retta e giusta, di essere dotati di senso di giustizia, di essere onorevoli e schietti al riconoscere che la propria essenza naturale è di essere arroganti, incalliti, falsi, malvagi e privi di amore per la verità, soltanto allora si potrà conoscere con precisione la propria collocazione e sapere esattamente che cosa si è. Limitandosi a riconoscere con noncuranza di avere tali manifestazioni e condizioni, non si è capaci di vero odio; il vero odio è conseguibile solo quando si riconosce dalle proprie azioni che si possiede tale indole e tale essenza. […]

Solo quando si è in grado di riconoscere le varie condizioni create dai differenti tipi di indole avrà inizio un cambiamento della propria indole. Se non si riconoscono tali condizioni, se non le si assimilano e non le si applicano a sé stessi, può forse esservi un cambiamento dell’indole? (No.) Il cambiamento dell’indole comincia col riconoscere le varie condizioni create dai vari tipi di indole. Se non si comincia a riconoscere questo, se non si penetra in questo aspetto della realtà, il cambiamento dell’indole è impossibile. Allora, poiché tale cambiamento è impossibile, qual è il ruolo svolto dalla maggior parte delle persone nel compimento del loro dovere? È quello di impegnarsi, di occuparsi degli incarichi. Compiono il loro dovere, ma i più lo fanno sforzandosi. Talvolta, quando sono di buon umore, si impegnano di più e poi, quando non sono così di buon umore, si impegnano di meno. In seguito, ci ripensano e provano un certo rammarico, perciò adoperano un po’ più di energia e ritengono di essersi pentiti. In realtà, non è un vero cambiamento; non è un vero pentimento. Il vero pentimento comincia dal comportamento. Se vi è stata una modifica del comportamento, si è in grado di rinunciare a sé stessi e di non fare più le cose in tal modo; le azioni sembrano essere in linea con i principi e, a poco a poco, si riesce a seguire i principi sia a parole sia nelle azioni; questo, allora, è l’inizio di un cambiamento dell’indole.

Tratto da “Solo quando conosci te stesso riesci a cercare la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Più sei in grado di acquistare consapevolezza della tua corruzione e più precisa è tale consapevolezza, più potrai conoscere la tua stessa sostanza, e più probabile sarà allora che tu venga salvato e tanto più ti avvicinerai alla salvezza; più sei incapace di acquistare consapevolezza dei tuoi problemi e più ritieni di essere una brava persona, una gran bella persona, più ti sei allontanato dal cammino che conduce alla salvezza e ti trovi ancora in grande pericolo. Chiunque trascorre tutta la giornata a fare sfoggio di sé, sbandierando i propri successi, affermando di essere una persona eloquente e ragionevole, che è in grado di comprendere la verità e di compiere sacrifici nel metterla in pratica, è una persona di levatura particolarmente bassa. Quale tipo di persona ha maggiori speranze di salvarsi ed è in grado di percorrere il cammino che conduce alla salvezza? Chi davvero conosce la propria indole corrotta. Più profonda è la sua consapevolezza, più questa persona si avvicina alla salvezza. Conoscere la tua indole corrotta, sapere che sei una nullità, che sei inutile, un Satana vivente: ecco, tutto questo smette di essere un problema grave, quando conosci veramente la tua sostanza. Questo è un bene, non un male. C’è forse qualcuno che diventa più pessimista man mano che acquisisce maggiore conoscenza di sé stesso, e pensa tra sé e sé: “È finita, il giudizio e il castigo di Dio si sono abbattuti su di me, ecco la punizione e la retribuzione, Dio non mi vuole e non vi è speranza di salvezza per me”? Ci sono davvero persone che si fanno illusioni di questo tipo? In realtà, quanto più le persone riconoscono di essere senza speranza, tanto più grande è la loro speranza; non dovrebbero essere pessimiste, né arrendersi. Conoscere sé stessi è cosa buona: è il cammino che deve essere intrapreso per giungere alla salvezza. Se sei completamente inconsapevole della tua indole corrotta e della tua sostanza, la quale si oppone a Dio in molteplici modi, e se non hai ancora maturato alcuna intenzione di cambiare, allora sei in difficoltà; persone di questo tipo sono già cadute in uno stato di torpore, sono morte. I morti possono forse essere riportati in vita? No, poiché sono già morti.

Tratto da “Solo quando conosci te stesso riesci a cercare la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Tra coloro che cercano la vita, Paolo fu una persona che non conosceva la propria essenza. Non era affatto umile e neppure obbediente, e non conosceva la propria sostanza, che si opponeva a Dio. Perciò fu un individuo che non aveva subito esperienze dettagliate e che non mise in pratica la verità. Pietro era diverso. Conosceva le proprie imperfezioni, debolezze e la propria indole corrotta come creatura di Dio, così percorse una strada della pratica, attraverso la quale modificare la propria indole; non era uno di coloro che avevano solo la dottrina ma non possedevano alcuna realtà. Quelli che cambiano sono persone nuove che sono state salvate, che sono qualificate per cercare la verità. Le persone che non cambiano sono naturalmente obsolete; sono quelle che non sono state salvate, cioè che sono state odiate e rifiutate da Dio. Per quanto grande sia il loro lavoro, non saranno ricordate da Dio. Quando fai un confronto con la tua ricerca, dovrebbe essere lampante se tu sia, in definitiva, una persona dello stesso tipo di Pietro o di Paolo. Se non c’è ancora alcuna verità in ciò che cerchi e se a tutt’oggi sei arrogante e insolente come Paolo e sei rimasto vanaglorioso come lui, sei senza dubbio un degenerato destinato a fallire. Se cerchi le stesse cose di Pietro, se cerchi delle pratiche e veri cambiamenti e non sei arrogante o caparbio, ma provi a fare il tuo dovere, sarai una creatura di Dio che può ottenere la vittoria. Paolo non conosceva la propria sostanza o corruzione, né tantomeno la propria disobbedienza. Non menzionò mai la sua spregevole sfida a Cristo né se ne pentì. Diede solo una breve spiegazione e, nel profondo del suo cuore, non si sottomise completamente a Dio. Anche se cadde sulla via di Damasco, non guardò a fondo dentro di sé. Si accontentò semplicemente di continuare a lavorare, non ritenendo che conoscere sé stesso e cambiare la sua vecchia indole fosse la questione più importante. Si accontentò semplicemente di dire la verità, di provvedere agli altri come balsamo per la propria coscienza e di non perseguitare più i discepoli di Gesù per consolarsi e perdonare a sé stesso i peccati del passato. L’obiettivo che perseguiva non era altro che una corona futura e un lavoro transitorio, una grazia copiosa. Non cercò una verità adeguata né tentò di andare più a fondo nella verità che non aveva compreso in precedenza. Quindi si può dire che la sua conoscenza di sé era falsa e che egli non accettò il castigo né il giudizio. Il fatto che fosse in grado di lavorare non significa che possedesse una conoscenza della propria natura o sostanza; la sua attenzione si concentrò soltanto su pratiche esteriori. Ciò che cercò di ottenere, inoltre, non fu il cambiamento, ma la conoscenza. Il suo lavoro fu unicamente conseguenza della manifestazione di Gesù sulla via di Damasco. Non fu una cosa che Paolo aveva deciso di fare inizialmente, né fu un lavoro verificatosi dopo che aveva accettato la potatura della sua vecchia indole. Comunque egli abbia lavorato, quest’ultima non cambiò e così il suo lavoro non espiò i peccati del passato, bensì semplicemente svolse un certo ruolo tra le chiese dell’epoca. Per una persona di questo tipo, la cui vecchia indole non cambiò, cioè per un individuo che non ottenne la salvezza e che fu ancora più privo della verità, Paolo fu assolutamente incapace di diventare uno di quelli accettati dal Signore Gesù.

Tratto da “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre” in “La Parola appare nella carne”

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